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Full text of "L'epitaffio di Francesco Giuseppe 18 agosto 1830-21 novebre 1916"

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; EPITAFFIO  DI 

r-M  KP 


L’ EPITAFFIO 

DI 


FRANCESCO  GIUSEPPE 

18  AGOSTO  1830  - 21  NOVEMBRE  1916 


FINITO  DI  STAMPARE  IN  FIRENZE 
COI  TIPI  DI  G.  SPINELLI  & C. 

IL  22  NOVEMBRE  1916 


Ai  figli  di  CESARE  BATTISTI 
e di  NAZARIO  SAURO 
documento  di  santo  odio  italiano 
oltre  le  tombe  dei  martiri  e dei  cameficL 


358013 


SCÀo,  £ ^ 


J 


QUI  FINALMENTE  GIACE 
SENZA  PACE 

FRANCESCO  GIUSEPPE 

DELLA  CASA  D'ASB URGO-LOREN A 
IMPERATORE  DEGLI  IMPICCATI 

NACQUE  IL  J8  AGOSTO  1830 
E NELLA  DOLCE  ETÀ  CHE  NE'  CUORI  UMANI 
SCHIUDE  OGNI  FIOR  DI  POESIA 
SOSTITUENDOSI  ALL'EPILETTICO  ZIO  FERDINANDO 
E AL  PADRE  FRANCESCO  CARLO 
LEGITTIMO  EREDE 

ARRIVÒ  AL  TRONO  D'AUSTRIA  E D'UNGHERIA 
IL  2 DICEMBRE  1848 

PER  LE  OBLIQUE  VIE  D'UNA  CONGIURA 
SPINTOVI  DALLA  MADRE  ARCIDUCHESSA  SOFIA 
NELLA  SICURA  MATERNA  COSCIENZA 
CH'  EGLI  AVREBBE  SUPERATO  I SUOI  PREDECESSORI 

IN  OGNI  INFAMIA 


;•  1 ' 

J ' ^ 


I CITTADINI  DI  VIENNA 

CHE  LO  VIDERO  SORGER  DALLO  STATO  D’ASSEDIO 
MENTRE  LA  TRUPPA  INVADEVA  LA  DIETA 
CHE  L’UDIRON  PROCLAMARSI 
IMPERATORE  PER  LA  GRAZIA  DI  DIO 
TRADENDO  SUBITO  DIO  E POPOLO 
CHE  UDIRON  LA  CAMERA 
ANNUNZIARE  CON  LA  SUA  ASSUNZIONE 
UN  PRESTITO  D’OTTANTA  MILIONI  DI  FIORINI 
PER  SOGGIOGAR  FINALMENTE  ITALIANI  E UNGHERESI 
PENSARONO  - «BRAVO  FRANZ 
COSÌ  GIOVANE  E GIÀ  COSÌ  ATROCE  NIMICO 
D’OGNI  LIBERTÀ  NELL’INTERNO  ED  ALL’ESTERO!  ” - 
E CAMBIANDOGLI  UNA  LETTERA  AL  NOME 
LO  CHIAMARONO  « FRATZ  ” 

VOCABOLO  DI  MOLTI  SIGNIFICATI 
CHE  VUOL  DIRE  ANCHE  « FURFANT ACCIO  ” 


SU  L’ITALIA  REA  DA  QUELL’ANNO 
D’AVERE  SPERATO  E TENTATO 
UN  AVVENIRE  DI  LIBERTÀ  E DI  GIUSTIZIA 
V IMPERATORE  NOVELLO 
SI  GITTÒ  CON  RINNOVELLATA  RABBIA 


NEL  PIÙ  PURO  SANGUE  ITALIANO 
TEMPRANDO  MA  NON  SAZIANDO 
L'ARDENTE  FEROCIA 
DELLE  LABBRA  ADOLESCENTI 
SUL  SUO  VOLTO  COME  SU  QUELLO  DI  TUTTI  GLI  ASBURGO 

COMPRESI  I SANTIFICATI 
SEGNO  DI  SENSUALE  DEGRADAZIONE 

DI  TUTTI  GLI  ITALIANI  CUI  FU  SPEZZATA  LA  VITA 
NEL  SUO  NOME  E PER  SUO  VOLERE 
VITTIME  CELEBRI  OBLIATE  OD  IGNOTE 
ORA  CHE  EGLI  È MORTO 
QUI  RISORGE  IL  GRATO  DOVUTO  RICORDO 
E LE  LORO  EPIGRAFI  BREVI 
FORMANO  IL  LUNGO  MONOTONO  EPITAFFIO 
AL  LORO  ASSASSINO 


VIENE  INNANZI  LA  FOLLA  DEGLI  IGNARI 
POVERI  CONTADINI  POVERI  ARTIGIANI 
IMMOLATI  AI  PAVIDI  FURORI 
DEL  GIUDIZIO  STATARIO 
PUGNALE  DATO  IN  MANO  A OGNI  SGHERRO 
PER  OGNI  VENDETTA 


CHE  DALL'AGOSTO  DEL  QUARANTOTTO 
ALL’AGOSTO  DEL  QUARANTANOVE 
SCANNÒ  PIÙ  DI  MILLE  INNOCENTI 


Tra  le  molte  vittime  del  Giudico  Statario  (a  coi  era  pretesto  per  ìe  rapide  condanne 
di  morte  qualche  vecchia  arma  o qualche  avanzo  di  munizione  dimenticata  nelle  case 
perquisite)  dal  Dicembre M8,  eccone  alcune  immolate  in  Milano  e nelle  città  vicine: 
LUIGI  RIVA  di  Monza,  contadino  ventenne,  fucilato  nel  Parco  di  Monza  il  14  feb- 
braio — GIUSEPPE  OSSOLA  di  Como,  contadino  ventenne,  fucilato  a Varese  il 
3 marzo  — LAZZARO  BRAMBILLA  detto  **  Sbalzino  di  Vimercate,  rigattiere, 
di  54  anni,  fucilato  a Milano  il  14  marzo  — GIOVAN  BATTISTA  PAGANI 
di  Cividale,  contadino  d^  anni  24,  fucilato  in  Bergamo  Io  stesso  giorno  — GIOVANNI 
STAZZONELLI  di  Valtellina,  tagliapietra,  d^anni  40,  eLAZZARO  RICCLdi  Badia, 
d'anni  23,  fucilati  entrambi  in  Como  il  IO  luglio  — DOMENICO  CARENNINI  di 
Carenno,  contadino,  di  22  anni,  fucilato  in  Bergamo  il  13  agosto  — GIUSEPPE  PE- 
LOLI  di  Palazzolo,  di  23  anni,  fucilato  pure  in  Bergamo  il  15  agosto  — ANTONIO 
PIROLA  di  Bergamo,  falegname,  di  31  anno,  fucilatovi  il  20  agosto. 


POVERI  CONTADINI  POVERI  ARTIGIANI 
CADDERO  RANTOLANTI  COME  AGNELLI  SGOZZATI 
SENZA  CHE  UN  ALTO  PENSIERO 
NE  CONSOLASSE  LA  BREVE  AGONÌA 
MENTRE  ALTRI  CADEAN  DA  LEONI 
CON  IN  CORE  L'ITALIA 


SEVERINO  DAL  SASSO  d' Asiago,  d'anni  33  in  una  dimostrazione  liberale  avvenuta 
in  Bassano  fu  ucciso  a colpi  di  baionetta  dalla  soldatesca  croata  il  17  dicembre  1848  — 
SERAFINO  DELL'UOMO  milanese,  ragioniere  di  31  anno,  amico  di  Mazzini  e di 
Kossuth  fu  fucilato  in  Abbiategrasso  il  5 gennaio  — GIUSEPPE  GIUSTI  ài  Somma, 
contadino  ventiquattrenne,  fu  fucilato  in  Milano  il  20  gennaio,  pel  tentativo  di  far  pas- 
sare nell'esercito  piemontese  alcuni  usseri  dell'i.  r»  reggimento  Principe  Rcuss-Kostritz  — 
GIUSEPPE  ZACCHEO  detto  **  Pantonini  " di  Cannobio,  trentacinquenne,  e LUCA 
PIACENTINI  milanese,  di  26  anni,  ambedue  orafi,  furono  fucilati  in  Milano  il 
1°  marzo  pel  tentativo  di  far  passare  i coscritti  delle  truppe  austriache  nell'esercito 
sardo  — PASQUALE  MASSACRA  ài  Pavia,  pittore,  ardente  patriotta,  mentre  al 


Passo  del  GravcIIone  faceva  varcare  il  confine  ad  alctini  volontari,  venuto  il  15  marco 
a conflitto  con  de^  cacciatori  austriaci,  da  un  foro  sergente  fu  ferito  alla  colonna  ver- 
tebrale ; pure  si  difese  vigorosamente,  uccidendo  il  sergente  che  Io  aveva  ferito  e un 
caporale,  ed  ebbe  poi  fa  forca  di  fuggire,  riparando  in  una  casa  vicina  dove  morì 
dopo  due  ore  — ANGELO  PREVITALI  oste,  di  45  anni  con  moglie  e figli,  fucilato 
in  Monca  il  4 aprile  per  avere  espressi  sentimenti  liberali  e perchè  detentore  di  armi 
e municioni  — ANTONIO  FURIOSI  lodigiano,  pescatore,  di  anni  38,  accusato  di 
cospiracione  fu  fucilato  in  Lodi  il  13  Aprile  — GIUSEPPE  D'ADDA  di  anni  29, 
INNOCENZO  RONCELLI  ambedue  di  Almenno  San  Salvatore,  e PIETRO  PASCA 
di  Como,  di  26  anni,  tutti  e tre  fucilati  in  Bergamo  il  IO  agosto,  rei  d^amar  P Italia. 


EPPURE  SALENDO  AL  TRONO 
IL  GIOVINETTO  IMPERATORE  E RE 
AVEA  PROCLAMATO  NECESSARIO 
MUTAR  COSTITUZIONI  IN  TEMPI  MUTATI 
EPPURE  IL  4 DI  MARZO 
S'ERA  DICHIARATO  AD  OLMUTZ 
DISPOSTO  A DARE  A'  SUOI  POPOLI 
"I  DIRITTI  LE  LIBERTÀ  LE  ISTITUZIONI 
CHE  CREDEA  LORO  PIÙ  SALUTARI  ” 

O LAIDO  ESEMPIO  DI  FEDE  ASBURGHESE 
IN  UN  COR  DICIOTTENNE  ! 

MA  FORSE  EI  COVAVA  QUESTO  PENSIERO 
ESSER  PE’  POPOLI  A LUI  SOGGETTI 
SOLA  POSSIBIL  GARANZIA 
DI  DIRITTO  DI  LIBERTÀ  DI  SALUTE 
L'ISTITUZIONE  DELLA  FORCA 
E GIÀ  MATURAVA  I RESCRITTI  DEL  20  AGOSTO 


PER  INTANTO  EGLI  VINCEVA 


O ANNO  DI  GLORIA  E DI  MORTE 
QUANTO  BUON  SANGUE  BEVVE  LA  TERRA  DTTALIA 
E QUANTE  BELLE  SPERANZE  SEPPELLII 


OGNI  FRONTE  CHE  IL  LAURO  DELLA  VITTORIA  RICINSE 
SI  SPIANÒ  SEMPRE  A SENSI  MAGNANIMI 
MA  QUELLA  DEL  SIRE  VITTORIOSO  A NOVARA 
SI  RAGGRINZÒ  IMPLACATA 
E I BIECHI  SGUARDI  BRILLARON  DI  NUÒVA  FEROCIA 
CONTRO  LE  CITTÀ  EROICHE 
CHE  AVEVANO  OSATO  RESISTERE 
UDINE  TREVISO  VICENZA 
BRESCIA  LIVORNO  BOLOGNA  ANCONA  VENEZIA 


DAL  23  MARZO  AL  PRIMO  D'APRILE 
PRIMA  DAL  CASTELLO  LE  BOMBE  DI  LEHSKE 
POI  DA  SANT'EUFEMIA  LE  ARTIGLIERIE  DI  NUGENT 
INFINE  LA  RABBIA  SANGUINARIA  D'HAYNAU 

SEGNARONO 

PER  LE  VIE  DEVASTATE  DI  BRESCIA 
TRA  INCENDI  E RUINE 


COL  SANGUE  DE^  SUOI  FIGLI 
DIECI  GIORNI  DI  STORIA  IMMORTALE 
PIÙ  DI  MILLE  NE  CADDERO 
QUALI  COMBATTENDO  QUALI  ASSASSINATI 
QUESTI  A QUELLI  INVIDIANDO 
L^  ESSER  MORTI  QUALCHE  GIORNO  PIÙ  PRESTO 
QUANDO  NON  ERA  ANCOR  MORTA 
OGNI  SPERANZA  PER  BRESCIA 


TOMMASO  APOSTOLI  — GIUSEPPE  GIULIANI,  sarto  — PIETRO  PERATI 

— GIORGIO  TOSINI,  settantenne,  calzolaio  — CATERINA  ZAMBONI,  uc- 

cisi dalle  bombe.  — I due  fratelli  di  Bedizzole  PIETRO  ® GIOVAN  BATTISTA 
CHIODO,  primo  di  25  anni,  farmacista,  morto  combattendo?  P altro  ventenne,  stu- 
dente, ferito  in  ambe  le  braccia,  morto  dopo  subita  amputazione  — ANTONIO 
CARSETTI  studente  di  J8  anni,  e GIUSEPPE  TISI,  ambidue  di  Gargnano,  AN- 
DREA PARZANI,  canestraio,  caduti  combattendo  — GIUSEPPE  FERRETTI  vettu- 
rale e GAETANO  RONCHI,  ambidue  con  una  palla  in  fronte  — CESARE 

GUERINI,  23  anni,  dottore  in  legge,  ferito  nel  combattimento  e morto  poi  all^ospe- 
dale  ; ove  moriron  pure  di  ferite  PIETRO  BONATA  ventenne  — GIUSEPPE  BRU- 
SCHI — CARLO  CALABI  — VINCENZO  COMINARDI  — LUIGI  FERRARI 

— GIOVAN  BATTISTA  FOGLIATA’ — GEROLAMO  GENOVESI  “PAOLO 

GUERINI  — GIUSEPPE  NOVELLI  “ FAUSTINO  PERLOTTI  “ GIACOMO 
PRINA  — GIOVANNI  « BORTOLO  RAGNI  “ PIETRO  RONCHETTI  “ 
ANDREA  SANDRINI  vetturale  — MASSIMILIANO  TOSI  “ LUIGI  VALSEC- 
CHI  — LUIGI  VENTURA  “ COSTANTINO  e PAOLO  ZATTI.  “ E più  24 
morti  della  Legione  Camozzi  (dei  quali  20  bergamaschi)  trovati  poi  in  Casa  Caldera 
nel  Comune  di  Fiumicelfo  ; 17  altri  morti  rinvenuti  nella  parrocchia  Santa  Maria  Cal- 
cherà non  riconosciuti  ? 29  altri  morti  nei  combattimenti  del  30,  31  marzo  e aprile, 
sepolti  il  5 nella  fossa  della  città  tra  Porta  Torrelunga  e il  Casino  della  Polveriera. 
Ed  ecco  ancora  altri  nomi  salvati  alPoblio  s DOMENICO  ARCHETTI  “ FEDERICO 
ARRIGHINI  — PIETRO  BASSI  “ GIOVANNI  BELLINI  — PIETRO 

BER  ARDI  — BORTOLO  BERTI  “MARCO  BETTINI  “FAUSTINO  BCG- 
GIANI  “GIOVANNI  BONSERVI  milanese,  indoratore  — CARLO  BRACCHI  “ 
ANGELO  BRESCIANI  “ GIOVANNI  ANTONIO  BUFFI  calzolaio  --  GIO- 
VANNI CAPPELLINI  — PIETRO  CAROBI  ài  67  anni  — GIUSEPPE  CASSA- 
MALI  — GAETANO  CANTI  “ CARLO  DAVID  “ GIOVAN  BATTISTA 
ERETICO  — ANDREA  FILIPPI  “ BENEDETTO  FRANZONI  macinatore  — 


GIOVAN  BATTISTA  FRANZONI  commesso  di  negozio  — PIETRO  GAZZOLI 
contadino  — GIOVAN  BATTISTA  GIGALINI  barbiere  — FRANCESCO  GIA- 
COMINI  — GIOVANNI  GRASSI  prestinaio  — CARLO  GUERINI  — GIOVAN 
BATTISTA  INSELVINI  oste  — INNOCENTE  LONGHI  — GIOVANNI  LU- 
MIERI  sensale  — GIUSEPPE  MARTI  contadino  — ANGELO  MAZZA  negoziante 
— CARLO  MA  VER  — PIETRO  MICHELI  — LORENZO  MOTTINELLI  — 
LUIGI  NINZOLA  — GIOVAN  BATTISTA  ONOFRIO  possidente  — GIUSEPPE 
PADERNI  — GAETANO  PASQUALIGO  di  anni  65  — LUIGI  PIAZZA  — 
GIACOMO  PINI  — FAUSTINO  RAGNI  — ANTONIO  RIENZI  — PAOLO 
SERAFINI  — PAOLO  SEVERGNINI  — FRANCESCO  SIGALINI  — MICHELE 
TA VELLI  — LUIGI  VICENTINI  — ULISSE  VIMERCATI  diciottenne. 


CONTRO  LA  DISPERATA  DIFESA 
CAPEGGIATA  DA  LUIGI  CONTRATTI  E DA  CARLO  CASSOLA 
CONDOTTA  DAI  TRE  EROI 

DON  PIETRO  BOIFAVA,  TITO  SPERI,  GABRIELE  CAMOZZI 
NON  CON  LA  SPADA  E IN  DIVISA  DI  GENERALE 
L'HAYNAU  PREVALSE 

MA  COL  COLTELLACCIO  E IN  GREMBIAL  DA  BECCAIO 
NON  VERGOGNANDOSI  DI  LASCIARE  ALLA  STORIA 
QUESTO  COMANDO  DATO  ALLE  SUE  ORDE 
« DEI  CITTADINI  CHE  VI  CADON  NELLE  MANI 
FATE  MACELLO 

E LE  LOR  CASE  RADETE  AL  SUOLO  ” 


BELVE  SCATENATE 

BEN  V OBBEDIRONO  I SUOI  SOLDATACCI 
MASSACRANDO  ANCHE  I VECCHI  LE  DONNE  I FANCIULLI 


SPESSO  LE  VITTIME 
D'ACQUA  RAGIA  BAGNANDO  E BITUME 
E A GARA  APPICCANDOVI  IL  FUOCO  E DANZANDO 
ATTORNO  A QUE'  CORPI  STRAZIATI 
COSÌ  TRA  LE  FIAMME  DIVORATRICI 
MA  PIÙ  CRUDELI  NEL  DAR  FOSCA  LUCE 
DINANZI  A'  TORMENTATI 
AI  CEFFI  ORRIBILI  DE’ TORMENTATORI 
FURON  ARSI  TRA  GLI  ALTRI 
UN  PRETE  QUASI  OTTANTENNE 
DON  FAUSTINO  MAZZA 
E DUE  POVERE  DONNE 
ALESSANDRA  PARI  SANTA  PELLEGRINI 


UNA  DELLE  VITTIME 
CARLO  ZIMA 

MISERO  STORPIO  DI  27  ANNI  FABBRO  FERRAJO 
NELL'ORRENDA  AGONÌA 

RIUSCITO  A GHERMIRE  IL  SUO  CARNEFICE 
SE  LO  TENNE  AL  PETTO  AVVINGHIATO 
FACENDOLO  ARDERE  DELLO  STESSO  FUOCO 
MORIRE  DEGLI  STESSI  SPASIMI 
MA  I PROPRI  ALLEVIANDO 
IN  QUELLA  ROMANA  VENDETTA 


MOLTI  FURONO  MASSACRATI  SENZA  PIETÀ 
FUGGENTI  PER  LE  VIE 
INVANO  CERCANDO  UN  RIPARO 


ANGELO  ALBERT  ANI  — FAUSTINO  ANDERLONI  — ANDREA  ANGELI 
— VINCENZO  BECCAGUTI  — GIOVAN  BATTISTA  DUINA  — PIETRO 
FRANCINELLI  — GIOVANNI  GODI  — FRANCESCO  LOCATELLI  — GIU- 
SEPPE MAFFEZZONI  ~ FELICE  PASOTTI  — BARTOLO  PELLIZZARI  — 
GIACOMO  PATIROLI  — GIACOMO  SANDRI  - BENIAMINO  TRENCHI  — 
GIOVANNI  TRENTINI  — PIETRO  VICENTINI  — GIOVAN  BATTISTA 
VICENTINI  di  70  anni*  — Un  povero  muratore  ANTONIO  BERTOLANI  fa 
barbaramente  spento  co^  suoi  due  figli  LUIGI  e MARCO* 


ALTRI  ANCORA  TENTARONO  INVANO 
CELARSI  AGLI  INUMANI  INSEGUITORI 


GIOVAN  BATTISTA  BONFANTI,  sarto,  fu  massacrato  in  sua  casa  ; così  BENE* 
DETTO  LECCHI,  vecchio  falegname  più  che  settantenne,  e Foste  ANTONIO  MO- 
STACCHINI  c il  negoziante  ventottenne  LUIGI  PAROLARI  e il  francescano  FRA 
ARCANGELO  DA  BRESCIA,  un  povero  frate  di  75  anni*  Ai  muratori  ANTONIO 
BERNASCONI  e FEDELE  GABAGLIO  di  66  anni  c al  figliuol  suo  FRANCESCO 
di  24  anni,  non  bastò  F essersi  rifugiati  in  cantina,  ove  furon  raggiunti  e trucidati  ; 
Foste  BARTOLO  PERONI  più  che  sessantenne,  e il  suo  figlio  PIETRO  di  27  anni 
furon  martirizzati  e finiti  e gi  itati  poi  dalla  finestra  della  loro  casa  che  fu  saccheg- 
giata e bruciata*  Molte  donne  e molti  fanciulli  perirono  per  le  mani  di  quei  briganti: 
ROSA  ARRIGHINl,  ROSA  MALCHIORI,  EUFEMIA  TAGLIANINI,  TERESA 
TAVELLI-LUBBI,  giovine  sposa  di  17  anni,  BARBARA  PEDRINI  di  65  anni  e 
LUIGIA  SQUASSINI  ventiquattrenne,  entrambe  cucitrici,  MARGHERITA  CAL- 
Z AVELLI  settantenne  e GIACINTA  COSTA  che  avea  quasi  novant^anni;  e un  po- 
vero prestinaio  ANDREA  BONDURI  fu  assassinato  insieme  a tre  bambini,  come 
furono  assassinati  PIETRO  BRAGA  e LUIGI  VANNINI  appena  quindicenni. 


UN'  OSCENA  ORDA  DI  MORAVI 
ENTRATA  NEL  VICOLO  DELLA  CARITÀ 


INVASE  IL  COLLEGIO  GUIDI 
FACENDONE  IN  BREVE  TEMPO 
IN  OMAGGIO  AL  COMANDO  DEL  LORO  DUCE 
UNA  MACELLERIA  DI  CARNE  UMANA. 


Essi  vi  sgozzarono  due  donne  e undici  fanciulli  : TERESA  ZAMBELLI  di  73  anni, 
madre  del  direttore  — SBRINA  RADICE  di  42  anni  moglie  di  lui  — e 1^  alunno 
tredicenne  FRANCESCO  RUBINI  con  dieci  suoi  compagni  dagli  otto  ai  dodici  anni. 


E INTANTO  NEL  CASTELLO  E SUGLI  SPALTI 
ECHEGGIAVAN  LE  FUCILATE 
FEROCI  BANDI 

DI  FEROCI  CONDANNE  ESEGUITE 


Fra  i molti  cittadini  fucilati  si  ricordano  : PIETRO  BARONIO  cuoco  — GIOVANNI 
BERTINA  oste  — CESARE  NULLO  negoziante,  di  anni  24  — CESARE  TEDESCHI 
di  Adro,  possidente  — FRANCESCO  CANOBIO  — TEMISTOCLE  LOVATINI 
diciannovenne,  studente  — DON  ANDREA  GABETTI  abate  di  Urago  Mella  e PIE- 
TRO VENTURINI  di  63  anni,  ambidue  presi  inermi  nelle  loro  case. 


ASSAI  ASSAI  LE  JENE  D'HAYNAU 
GAVAZZARON  NEL  SANGUE 
MA  POI  CHE  IN  QUEL  TRAGICO  EPISODIO 
ERA  MANCATA  LA  MARCA  DI  FABBRICA 
CON  CUI  L'AUSTRIA  DISTINGUE  LA  SUA  STORIA 

DAL  6 AL  IO  LUGLIO 
A ONORE  E GLORIA  DELL'IMPERATORE 
FU  RIZZATA  LA  FORCA 


E QUINDICI  POPOLANI 
A EPILOGO  DELLE  DIECI  GIORNATE  DI  MARZO 
VI  LASCIARON  LA  VITA 


PIETRO  MACCATINELLI  detto  ‘•Cicca  ”,  trentenne  e GIOVANNI  DALL’ERA 
detto  Gobbo  ventisetteone,  macellari  — COSTANTINO  RIZZI  detto  **  Pitànzi- 
nt trentunenne,  e GAETANO  CONEGATTI  trentottenne,  tintori  — BORTOLI 
GOBBI  diciannovenne  e GIOVANNI  AVANZI  quarantaseenne,  calzolai  — NAPO- 
LEONE ZANINI  ventinovenne,  muratore  — PIETRO  Z ANINI  detto  Peteo 
trentenne,  fruttivendolo  — FRANCESCO  ZAPPANI  trentenne,  falegname  — SO- 
TERO  BRESCIANI  — DIONISIO  DONA3INI  — FILIPPO  FRANZONI,  tutti  e 
dodici  di  Brescia  — PIETRO  ZANINI  quarantacinquenne,  fruttivendolo  di  Villanova 
— BON  AFINO  MAGGI  detto  **  Barabba  macchinista,  trentenne,  di  Milano  — 
VINCENZO  BIANCHI  ventiseenne,  di  Pavia,  orefice. 


E GIÀ  IL  14  APRILE 

REO  D'AVER  SEMPRE  COSPIRATO  E COMBATTUTO 
PER  LIBERAR  L'ITALIA 
TRA  I PRIMI  LARIANI  CORSI  ALLE  ARMI 
IL  19  MARZO  1848 

TRA  I PRIMI  SEGUACI  DI  GARIBALDI 
QUANDO  SDEGNÒ  L'ARMISTIZIO  SALASCO 
TRA  I PRIMI  EMIGRATI  LOMBARDI 
SCESI  DALLE  MONTAGNE  DEL  TICINO 
IL  25  OTTOBRE 

A PIANTAR  NELLA  VALLE  D'INTEL  VI 
LA  BANDIERA  DELLA  RISCOSSA 
E DOPO  AVERE  ANCORA  VISSUTO 
RAMINGO  TRA  I MONTI 


RITORNATO  IN  COMO  SPERANDOLA  INSORTA 
A.  OFFRIRE  IL  FORTE  BRACCIO  ALLA  PATRIA 

NEL  MARZO  1849 
ANDREA  BRENTA 
OSTE  DI  37  ANNI  PADRE  DI  NOVE  FIGLI 
ERA  STATO  FUCILATO 
ALLA  CAMERLATA  VICINO  A COMO 

POI  CHE  LA  MOGLIE  AVEA  CHIESTO  GRAZIA  PER  LUI 
DICHIARÒ  CHE  NON  AVREBBE  VISSUTA 
UNA  VITA  LARGITAGLI  DA’  TEDESCHI 
E LA  GITTÒ  LORO  GRIDANDO 
VIVA  L'ITALIA 


Con  lui  furono  tacilatf  i suoi  fidi:  GIOVAN  BATTISTA  VITTORI  di  Salirlo, 
d^anni  28,  falegname  — ANDREA  ATVnPFP.TTT  di  San  Fedele,  d^annì  27,  car- 
rettiere. E due  giorni  innanzi  come  Ini  eran  caduti  altri  due  suoi  compagni  AN- 
TONIO MEZZERA  di  Bellano,  d^anni  30,  carrettiere  e SEBASTIANO  LEVEN- 
TINI  di  Nante,  d^anni  20,  vetraio. 


GIÀ  NEL  NOME  DELL'IMPERATORE 
TIRANNO  DA  TRAGEDIA 

DUE  DE’  SUOI  GENERALI  IL  D'ASPRE  ED  IL  WIMPFFEN 
ERANO  SCESI  IN  AIUTO 
AL  GRANDUCA  DI  TOSCANA  ED  AL  PAPA 
TIRANNI  DA  FARSA 


CON  PIÙ  DI  VENTIMILA  SOLDATI 
CON  GRANDI  ARTIGLIERIE  DA  CAMPAGNA  E DA  ASSEDIO 
GIUNSE  IL  BARON  D'ASPRE  VICINO  A LIVORNO 

V 8 DI  MAGGIO 
E LE  INTIMÒ  LA  RESA 


TRA  LO  SGOMENTO  DELLA  CITTADINANZA 
« I MAGNANIMI  POCHI  A CUI  'L  BEN  PIACE  " 
SOLO  ARMATI  DI  SANTA  IRA 
RISPOSERO:  NO! 

E PUR  SICURI  CHE  IL  NOBIL  DINIEGO 
SAREBBE  STATO  DALLA  PREPOTENZA  NEMICA 
RICACCIATO  NELLE  ARDITE  GOLE 
CHE  L’AVEVAN  PROFFERTO 
LE  CONTESERO  PER  TRE  GIORNI  A PALMO  A PALMO 
LA  LORO  AMATA  CITTÀ 
PER  L'ONOR  SUO  NELLA  STORIA 


PRESERO  IL  GOVERNO 
GIUSEPPE  RAVENNA  E GIUSEPPE  FRIZZONI 
PRESE  IL  COMANDO  DELLA  DIFESA 
E LO  TENNE  FINO  ALL'ULTIMA  ORA 
IL  PRODE  GIOVANNI  GUARDUCCI 


PRESERO  IL  FUCILE 

QUANTI  LIVORNESI  DI  LIVORNO  ERAN  DEGNI 


O EROI  IGNOTI  OBLIATI 
PER  VOI  I «BUONI  E FEDELI  TOSCANI” 

VIL  GREGGE  A CUI  IL  BECCO  LEOPOLDO 
DAVA  GUARDIANI  I LUPI  IMPERIALI 
SALVARONO  ALLORA  IN  FACCIA  ALLO  STRANIERO 
IL  DIRITTO  DI  DIRSI  POPOLO 


O ENRICO  BARTELLONI 
POPOLANO  DAL  PETTO  D’ACCIAIO 
CUSTODIA  A UNA  FIAMMA  CHE  T'ARSE  NEL  CORE 
FINO  AL  PALPITO  ESTREMO 
« ITALIA  UNA  E LIBERA  ” 

CHE  DOPO  AVER  TUTTO  IL  GIORNO 
DA  I BALLATOI  DI  PORTA  SAN  MARCO 
TIRATO  CONTRO  GLI  ASSALITORI 
TI  RIDUCESTI  A DORMIRE  SDRAIATO 
L’ULTIMA  NOTTE  DELL’EPICA  LOTTA 
IN  UNA  BARRICATA  DI  VIA  DEL  GIGANTE 
CON  LE  BRACCIA  STRINGENTI 


COME  PICCOLA  FIGLIA  PREDILETTA 
LA  SANTA  CARABINA  SUL  SENO 

O SALVATORE  NERI 
SOLDATO  INCROLLABILE 
CHE  BEN  CHIAMAVANO  « IL  TORRE  ” 
MODESTO  SCARPELLINO  FATTO  DALL’AMOR  PATRIO 
IMPAREGGIABIL  CANNONIERE 
CHE  DALLE  DUE  TRINCEE  DEL  FORTE  SAN  PIETRO 
FULMINASTI  I NEMICI  GRIDANDO 
A OGNI  MORTE  RECATA  UN  VIVA  ALL'ITALIA 
MENTRE  UN  GIOVANE  ARTIGLIERE 
TI  CANTAVA  ACCANTO  I VERSI  DEL  TASSO  : 
«ESCE  A TANCREDI  IN  PIÙ  D'UN  LOCO  IL  SANGUE 
MA  NE  VERSA  IL  PAGAN  QUASI  A TORRENTI  ” 

O ANDREA  SGARALLINO 
CHE  CO'  TUOI  « BERSAGLIERI  DELLA  MORTE  " 
DIFENDESTI  FINO  ALL'ULTIMO 
LE  MURA  CHE  T'AVEAN  VISTO  NASCERE 


O GIUSEPPE  PIVA 
CHE  COME  A UN  CIGNALE 


DESTI  LA  CACCIA  AL  TIRANNELLO  DELLA  TUA  MODENA 
VENUTO  CON  L’ESERCITO  AUSTRIACO 
A FARE  IL  GUERRIERO  A BUON  MERCATO 
CHE  LO  ATTENDESTI  ALLA  POSTA 
PALPITANTE  SULLA  INFALLIBIL  CARABINA 
LA  QUALE  SBAGLIÒ  LA  PREDA  NON  IL  COLPO 
SUL  PONTE  DELLA  CIGNA 
UCCIDENDO  INVECE  DEL  DUCA  FRANCESCO  V 
IL  SUO  AIUTANTE  DI  CAMPO 


O ARTIGLIERI  DELLA  TORRE  DEL  MARZOCCO 
O COMBATTENTI  DEL  BATTAGLIONE  FERRUCCIO 
O EROI  IGNOTI  OBLIATI 
CHE  SULL'ULTIMA  PIETRA  CONTESA 
LASCIASTE  LA  VITA 

PER  VOI  PER  VOI  IN  MEZZO  ALLA  PIAZZA  GRANDE 
L'ALBERO  DELLA  LIBERTÀ 
DI  GENEROSO  SANGUE  INNAFFIATO 
PRIMA  CHE  L'ABBATTESSERO  I BARBARI 
LASCIÒ  CADERE  IL  BUON  SEME 


Tra  i vatofosi  che  morirono  combattendo,  ia  storia  ricorda  : GIUSEPPE  CARPENA, 
detto  il  **  Genovesino  calzolaio,  morto  mentre  il  10  maggio  combatteva  valorosa- 
mente da  un  ballatoio  della  Barriera  Fiorentina  — PACINI  e GALLO  colpiti  il  IO 
da  una  granata  — CESARE  PARENTI  di  appena  14  anni,  figlio  di  un  macellaro. 


ucciso  il  iO  sul  ballatoio  della  Porta  San  Marco  — NATALE  ALBANO  — GIU- 
SEPPE BENNI  — FRANCESCO  BERTUCCELLI  ed  N.  BOTTEGHI,  caduti 
nel  combattimento  dell»  U — BIAGIO  DEGLI  INNOCENTI  — ANGIOLO  FRE- 
DIANI  - VALERIO  BINI  — GEREMIA  MARCHIONNI—  ALESSIO  ROMOLI, 
morti  ru  in  piazza.  Grande  — GASPERO  FREDIANETTI  — GIUSEPPE  PI- 
STOIESI — GIUSEPPE  MONZONI  — GIUSEPPE  TRIVELLA  — CLEMENTE 
SINIGALLI  — LUIGI  SIMONI—  GIUSEPPE  TONIETTI  morti  F U in  piazza  del 
Voltonc  — GUSTAVO  GUIDUCCI  morto  FU  sulla  via  di  Risecchi  — GIUSEPPE 
GEMELLI  — GIUSEPPE  FANTINI  — LUIGI  LENCIONI  — ANTONIO  MAG- 
GESCHI  — MOVIZZO,  morti  sulla  via  del  Gigante  — AUGUSTO  POZZI  morto 
presso  la  Barriera  Maremmana  — ANNIBALE  PUCCINI  e NATALE  RONCI 
morti  in  Borgo  Reale  — FRANCESCO  PATRONI  morto  in  via  del  Pontino  — 
AUGUSTO  PORRI  morto  in  Corso  Reale  — GIOVANNI  VINCENTI  c VIN- 
CENZO SANTERINI  morti  presso  le  logge  del  Diacciaio  — MONTAGNANI  morto 
in  via  Pellegrini,  al  cui  cadavere  gli  Austriaci  tagliarono  F indice  della  destra,  cupidi 
di  un  grosso  anello  d'oro  che  lo  cingeva. 


ED  ECCO  I VINCITORI 
D'AFFERMAR  BRAMOSI  LA  LORO  RAZZA 
COI  SACCHEGGI  E LE  STRAGI 


Già  fuori  della  barriera  Maremmana,  presso  la  villa  Cipriani,  incontrati  otto  poveri 
ragadi  figli  di  contadini  li  avean  senza  pietà  trucidati  ; e da  una  vicina  fabbrica  di 
coltri,  tratti  poi  sette  miseri  operai  — i fratelli  MICHELE,  ALESSANDRO  e GIO- 
VANNI BERNI  — IACOPO  CRESPINI  — GIUSEPPE  GORI  — AUGUSTO 
MICAEL  — GIOVANNI  PARLANTI  — e trascinatili  al  lazzaretto  SantTacopo,  ve 
li  avean  fucilati* 


MA  DALLA  SUA  CASA  IN  VIA  DEL  GIARDINO 
ANGIOLO  EUCALOSSI 

TIRANDO  DALLA  FINESTRA  SUGLI  ASSASSINI 
LI  FECE  AVVERTITI 

CHE  RESTAVA  ANCORA  UN  LIVORNESE  DA  VINCERE 


PRESO  E PORTATO  IN  PIAZZA  DEL  DUOMO 
DINANZI  AL  GENERAL  KOLLOWRAT 
DISSE  ARDITAMENTE:  « HO  TIRATO 
PERCHÈ  QUESTO  ERA  MIO  DOVERE  E MIO  DIRITTO 
DI  CITTADINO  CHE  CON  VOI 
NON  HA  CAPITOLATO  NÈ  CAPITOLERÀ  GIAMMAI  ” 
ALLE  FORTI  PAROLE 

GLI  AUSTRIACI  CHE  SEMPRE  MOSTRARON  LE  TERGA 
ALLE  BAIONETTE  ITALIANE 
ASSALIRON  L'INERME  A BAIONETTATE 
E TRATTOLO  MEZZO  MORTO  FUOR  DI  PORTA  A MARE 
LO  FINIRONO  A COLPI  DI  FUCILE 


UN  SERGENTE  DELLA  GUARDIA  NAZIONALE 
ARTIDORO  ZANOBETTI 
BUON  MAESTRO  DI  SCUOLA  . 

MILITE  CITTADINO  D'ONORE 
STIMANDO  GLI  AUSTRIACI  SOLDATI  D'ONORE 
PASSÒ  DINANZI  A LORO  IN  UNIFORME 
UN  CAPITANO  GLI  DISSE  : 

« CONSEGNATEMI  LA  SCIABOLA  E ANDATE  A CASA  " 
UBBIDÌ  IL  MILITE  E FATTO  IL  SALUTO 
S'AVVIÒ  PER  VIA  DELL'ORIOLINO 


MA  FATTI  DIECI  PASSI 

UNA  SCARICA  ALLE  SPALLE  INSEGNÒ  AL  MAESTRO 

TROPPO  TARDI 

CHE  GLI  AUSTRIACI  SON  MASNADIERI 

CADDE  EGLI  STESO  BOCCONI  SULLA  VIA 
E POCO  DOPO  LA  VEDOVA  INCINTA 
DISPERATA  GITTAVASI 
SUL  SUO  CADAVERE  SANGUINANTE 
E QUATTRO  POVERI  ORFANELLI  INGINOCCHIATI 
INDARNO  CHIAMAVANO  IL  BABBO 


ALTRI  CADEVANO  INTANTO 
ASSASSINATI  DOVUNQUE  ERAN  PRESI 

FEDERIGO  BURLICCHI  MICHELE  CENO  —FORTUNATO  GEI  _ FRAN- 
CESCO CIPRIANI  — TOMMA.SO  CIAMPOLINI  - GIUSEPPE  CARLI  c ARI- 
STIDE COLOMBINI,  tutti  e sette  fucilati  in  Fiacca  Grande  — FRANCESCO 
COCCHI  fucilato  presso  la  Dogana  — PAOLO  CORSI  — CRISTOFORO  CASAT- 
TOLI  e GIOVANNI  DIODATI,  tutti  e tre  fucilati  sulla  Piaccctta  del  Municipio  — 
LORENZO  CASA  VECCHIA  fucilato  presso  il  Palacco  Granducale  — PIETRO 
VOLPI  fucilato  in  Fiacca  della  Pina  d^Oro  — LEOPOLDO  PIER  ACCI  — VA- 
LENTINO MONT AGNINI  c N.  BIANCHI  detto  il  Monchino  fucilati  sul 
Voltone  — GIOVAN  BATTISTA  MAGGINI,  cappellano  della  Guardia  Municipale 
_ DOMENICO  MONSACRATI  e FERDINANDO  MAGNONI,  tutti  e tre  fuci- 
lati sulla  Piaccetta  dei  Marmi  — ANGIOLO  MAINARDI,  un  vecchio  ortolano,  il 
suo  figliolo  GUSTAVO  c il  suo  garcone  diciottenne  BARTOLI,  tutti  e tre  fucilati 
in  un  orto  in  via  della  Bastia  — GIUSEPPE  MORETTI  — RAFFAELLO  POLI 
c AMEDEO  PICCIOLI,  fucilati  sulla  Piaccctta  dei  Marmi  — ANTONIO  DOME- 
NICO BASSINI  fucilato  presso  la  Gran  Guardia  — VALENTINO  TANOZZI  e i 
suoi  due  figli  LUIGI  c CESARE  fucilati  nella  Villa  Vivoli  della  quale  eran  custodi 
e che  fu  saccheggiata* 


MA  CON  TUTTI  I FUCILATI  DEL  GIORNO  I J 
AVEVANO  GLI  AUSTRIACI 
IN  LIVORNO  UN  ALTRO  LIVORNESE  DA  VINCERE 
ENRICO  BARTELLONI 

CHE  DOPO  LA  LOTTA 
NON  ERA  FUGGITO  NON  S’ERA  NASCOSTO 
E CHE  DOPO  LE  STRAGI 
PASSANDO  DINANZI  A UNA  CASERMA 
INSULTAVA  LA  SENTINELLA 

ARRESTATO  E TRATTO  AL  PALAZZO  GRANDUCALE 
DICHIARÒ  AL  GENERALE  D'ASPRE 
" SONO  REPUBBLICANO 

E HO  FINORA  VISSUTO  D'UN  AMORE  E D’UN  ODIO 
ITALIA  E AUSTRIA  " 

FU  PORTATO  IN  FORTEZZA  VECCHIA 
E LÌ  DRITTO  CONTRO  IL  MURO 
SCACCIATO  DA  SÉ  COLUI  CHE  VOLEVA  BENDARLO 
S’APRÌ  LA  CAMICIA  SUL  PETTO 
ERETTO  IL  COLLO  NUDO  ALTA  LA  FRONTE  SCOPERTA 
GRIDANDO  A'  SEI  SOLDATI  CHE  GLI  ERAN  DI  CONTRO 
« TIRATE  QUI  MARMOTTE  ! ” 

E COL  SUO  AMORE  E COL  SUO  ODIO  MORÌ 


TRA  LE  GUARNIGIONI  AUSTRIACHE 
POSTE  A GUARDIA  DELLE  CITTÀ  TOSCANE 
QUELLA  DI  PISTOIA 
FU  PER  L'UNIFORME  DE'  SUOI  SOLDATI 
CREDUTA  DI  UNGHERESI 
ONDE  UN  GIOVINETTO  APPENA  SEDICENNE 

ATTILIO  FROSINI 
PASSANDO  IL  28  DI  GIUGNO 
DINANZI  AL  PALAZZO  VESCOVILE 
RESIDENZA  DEL  COMANDO  MILITARE 
MORMORÒ  ALLA  SENTINELLA 
"VIVA  KOSSUTH!  ” 

E « VIVA  KOSSUTH  " RISPOS'ELLA  CON  UN  SORRISO 
CHE  ALLARGÒ  IL  CORE  AL  GIOVINETTO 
FATTO  SICURO  CHE  UN  CORE  FRATELLO 
PALPITAVA  COL  SUO 

NEL  DUOLO  RECENTE  DI  SPERANZE  FALLITE 
NELLA  VERGOGNA  D’UNA  PATRIA  SCHIAVA 
ITALIA  E UNGHERIA 

% 

ED  EI  SI  ACCOSTA  FIDENTE 
MENTRE  ATTORNO  ALLA  SENTINELLA  CHE  RIDE 
S'AGGRUPPANO  ALTRI  SOLDATI 
CHE  RIPETONO  IL  GRIDO  E GLI  SORRIDONO 


ED  ECCO  A UN  TRATTO  LE  BELVE 
GITTAR  LA  MASCHERA  UMANA  E IN  TRUCE  ASPETTO 
MESSI  FUORA  GLI  ARTIGLI 
SCAGLIARSI  A GHERMIR  L'INGENUA  PREDA 
E TRARLA  NEL  LORO  COVO 
PER  GODERNE  IL  TERRORE  E L'ANSIA  E LO  STRAZIO 
E L'AGONÌA  E LA  MORTE 

MA  ACCORTOSI  DELL'INGANNO  FATALE 
IL  GIOVINETTO  NON  TREMA 
NON  NEGA  NON  PREGA  NON  PIANGE 
TROVA  ANZI  NELLA  NUOVA  AUSTRIACA  PERFIDIA 
OCCASIONE  A SFOGAR  TUTTO  IL  SUO  ODIO 
A GRIDAR  FINALMENTE  ALTA  LA  SUA  PROTESTA 
ED  EI  COPRE  D'INGIURIE  I SOLDATI 
E GLI  UFFIZIALI  ACCORSI  ED  IL  NOME 
DI  SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
E CON  SLANCIO  IMPROVVISO 
STRAPPA  LA  BANDIERA  APPESA  NEL  CORPO  DI  GUARDIA 

E LA  PESTA  E VI  SPUTA 


I PRODI  SGHERRI  DELL'AUSTRIA 
GLI  RISPONDONO  A BAIONETTATE 
GLI  SERRAN  MANI  E PIEDI  NELLE  CATENE 


E ALLORA  PIÙ  PRODI  DI  LORO 
GLI  UFFICIALI  COL  COLONNELLO  DE  MAYER  ALLA  TESTA 

SNUDATE  LE  SCIABOLE 

MENAN  COLPI  ALLA  CIECA  SUL  MISERO  CORPO 
FINCHÉ  QUASI  ESANIME 
DA  UN  DRAPPELLO  DI  TRENTA  CROATI 
È TRASCINATO  IN  FORTEZZA 

E NEL  FORTE  DI  SANTA  BARBARA 
LA  SERA  DOPO 
MENTRE  LA  LUNA  BENIGNA 
GLI  CAREZZAVA  IL  VOLTO  ADOLESCENTE 
CON  LE  BRACCIA  INCROCIATE  SUL  PETTO 
DI  CONTRO  A'  DODICI  FUCILI  SPIANATI 
ESECUTORI  D'UNA  INIQUA  SENTENZA 
QUEL  FANCIULLO  EROE  E MARTIRE 
OFFRIVA  ALLA  PATRIA  LA  TENERA  VITA 
L’ANIMA  A DIO 

MENO  D'UN  MESE  DOPO 

NELLA  STESSA  PISTOIA  UN'ALTRO  GIOVINETTO 
SERGIO  SACCONI  DICIANNOVENNE 
PASSANDO  DINANZI  AL  PORTONE 
OVE  AL  FROSINI  ERA  STATA  GIÀ  TESA 


L'ATROCE  INSIDIA 
FU  DA  ALCUNI  UFFIZIALI 
SCIABOLATO  SENZA  RAGIONE 
RICONDUCENDOSI  A STENTO  IN  SUA  CASA 
COL  CAPO  APERTO  DA  PIÙ  FERITE 
A MORIRE 

DOPO  OTTO  ORE  DI  SPASIMI 
FRA  LE  BRACCIA  DELLA  MADRE  DISPERATA 

INTANTO  IL  GENERAL  FRANCESCO  WIMPFFEN 
AVEA  RIDATE  SCHIAVE  AL  PONTEFICE 
LE  CITTÀ  LIBERATE 

NEL  TEMPO  BREVE  E NELLA  GLORIA  ETERNA 
DI  ROMA  REPUBBLICA 

OTTO  DÌ  RESISTETTE  BOLOGNA 
INTRISA  NEL  NOBIL  SANGUE  DE'  SUOI  CITTADINI 
PRIMO  AD  AMARLA  PRIMO  A MORIR  PER  LEI 
TRA  I CARABINIERI  CANNONEGGIATI  A PORTA  GALLIERA 
IL  COLONNELLO  CESARE  BOLDRINI 

La  storia  ricorda  tra  i cadati  GAETANO  AMADUZZI  — RAFFAELE  BAC- 
CHELU  — SEBASTIANO  BAIETTI  - GIUSEPPE  BARONI  — GIUSEPPE 
BETTELLI  — MICHELE  BISOLI  — GAETANO  BONAZZI  — Conte  GAE- 
TANO CALORI  — PETRONIO  CATTI  — INNOCENZO  C A VANI  —FRAN- 
CESCO CHIERICI  — DOMENICO  CORAZZA  — TEOFRASTO  CORTIVATI 


— PIETRO  DAVERI  — PIETRO  DEGLI  ESPOSTI  — CELESTINO  DOZZA 

— GAETANO  FACCHINI  - AGOSTINO  FALCHIERI  — TITO  FOSCHI  - 
PIETRO  FRANSONI  — GAETANO  GARELLI  — RAFFAELE  GHERARDI  — 
ANDREA  GHERMANDI  — LUIGI  GOTTI  - GIOVAN  BATTISTA  LENZI 

— FEDERICO  LEONESI  - RAFFAELE  MASCARINI  - GIUSEPPE  MINGOZZI 

— GIUSEPPE  MONTANARI  — ALESSANDRO  MUSI  — GIOVANNI  NA- 
TALI — REMIGIO  NEGRINI  — GIUSEPPE  NEURONI  — CARLO  ROSA- 
SPINA  — LUIGI  RUGGERI  — DOMENICO  SAETTI  — ASCLEPIADE  SARTI 

— CESARE  SCANDELLARI  — RAFFAELE  STANZANI  - ANGELO  STE- 
FANI — GIULIO  TAMBURINI  - CESARE  TIBALDI  — GIOVAN  BAT- 
TISTA TIBALDI  - ROSA  TONELLI  — GIROLAMO  TRIPPA  --  LUIGI 
UNGARELLI  — GAETANO  VECCHI  — ENRICO  VERATI  — GIOACCHINO 
VIGNALI  — GIOVANNI  ZANI  — LUIGI  ZUCCHELLI  — E per  Bologna  cad- 
dero d»  altre  terre  dTtalia  : SALVATORE  BARBARESI  di  Macerata  — GIACINTO 
BERTIERI  — VINCENZO  BORGHI  — LUIGI  GRITTER  — LORENZO  DO- 
NATI ~ ARCANGELO  FELICI  — PIETRO  FIORITO  — PIER  PAOLO  FRAN- 
CESCHI — CARLO  GABRIELLI  di  Ancona  — CESARE  GENTILI  di  Fossolo  — 
LORENZO  KEIS  — MARC' AURELIO  MARLIANI  aiutante  del  colonnello  Bol- 
drini,  poeta  e musicista,  di  Milano  — MELEDA  — LUIGI  MAZZOTTI  — LUIGI 
CAVALCHI  — GAETANO  MINGHETTI  di  Ravenna  — ANTONIO  PAVONI 
maresciallo  e CESARE  PIANA  di  Castenago  — GIUSEPPE  PREDIERA  di  Sa- 
vigno  — MICHELE  RONCI  di  Morciano  — ALESSANDRO  RINALDI  — LUIGI 
STIERENO  — GAETANO  TODESCHI  di  Pianoro  — ENRICO  VICINI  di 
Sant'Angelo  in  Vado  — ULISSE  SANTOLINI  di  Forlì. 


VENTI  DÌ  RESISTETTE  ANCONA 
BOMBARDATA  PER  TERRA  E PER  MARE 
AFFAMATA  ASSETATA 
RIDOTTA  NELLA  SERA  DEL  17  GIUGNO 
TUTTA  UN  INCENDIO 

E PUR  CONTRASTANDO  AL  WIMPFFEN  IL  PASSO 
COL  SUO  POPOLO  EROICO 
COL  SUO  PICCOLO  VALOROSO  ESERCITO 
COMANDATO  DA  LIVIO  ZAMBECCARI 
FINCHÉ  DOVE  CEDERE  A'  BARBARI 


V‘’'v 


CHE  CON  AUSTRIACA  STRATEGÌA 
DUE  VOLTE  LE  AVEANO  SQUARCIATO  L’OSPEDALE 
MALATI  MEDICI  INFERMIERI 
FERENDO  E UCCIDENDO 


Tra  i caduti  In  sua  difesa  son  ricordati  ADRIANO  BOLDRINI  GASPARE 
BRAZZI  — LODOVICO  GOLFIERI  — GIOVANNI  LOLLI  t«ttl  di  Bologna  — 
FEDERICO  LAEDERMAN  e CRISTOFORO  SUGHI  forlivesi  — QUIRINO  PINZA 
di  Ravenna,  e UBALDO  RONCI  Mordano,  figlio  di  Michele  caduto  un  mese 
prima  a Bologna. 


COME  SEMPRE 

L'AUSTRIA  CORONÒ  LE  VERGOGNOSE  VITTORIE 
NELL'EMILIA  NELLE  ROMAGNE  NELLE  MARCHE 
CON  LA  PERSECUZIONE  E CON  LA  MORTE 


In  Ancona  furon  fucilati:  11  25  luglio  ANTONIO  ELIA  marinalo,  già  comandante 
degli  artiglieri  — il  25  agosto  TOMMASO  RICCI  — H 6 settembre  GIOVANNI 
PINOCCHI  — FU  ottobre  GIUSEPPE  POZZI. 

E a Bologna  furon  fucilati  : 11  24  giugno,  RAFFAELE  GERMANI,  c&nepitiOf  di  23 
anni  e NATALE  SANGIORGI  **  Rìslno  bracciante  di  Solarolo,  di  26  anni, 
per  possesso  d^armi  — li  7 luglio  COSTANTINO  MARIANI  **  Sonarono 

contadino  di  Carpineta  di  Cesena  di  23  anni  e LUIGI  PRATI  detto  **  Scoppone 
contadino  di  Bertinoro,  di  24  anni,  per  cause  politiche  — il  3 settembre  CENTROLI 
e CAROLI  — il  5 settembre  GIUSEPPE  BOESMI  detto  Marone  di  Faen2a  — 
il  16  settembre  il  garibaldino  BARSANI  — TADDEO  GORINI  e GIUSEPPE 
RINI  tutti  di  Budrlo  di  Cotignola. 


TRA  IL  LUGLIO  E L'AGOSTO 
LE  JENE  GIALLE  E NERE 

ORMAI  SPADRONEGGIANTI  IN  TOSCANA  E IN  ROMAGNA 


A GUARDIA  DEL  GRANDUCA  E DEL  PAPA 
VANAMENTE  INSEGUIRONO 
IL  LEONE  NIZZARDO  CHE  PER  MONTI  E FORESTE 
CERCAVA  APRIRSI  UNA  VIA 
VERSO  IL  RUGGENTE  LEON  DI  SAN  MARCO 


ANITA 

COMPAGNA  SUA  D'AMORE  E DI  PERIGLIO 
OR  NELL'ANGOSCIA  DELLA  FEBBRE  IMPLACABILE 

COL  SENO 

DOPPIAMENTE  PALPITANTE 
GLI  ERA  AL  FIANCO  CRESCENDOGLI  L'ANSIA 


COSÌ  NELLA  CERCHIA  DE'  NEMICI 
SEMPRE  PIÙ  STRETTA  SEMPRE  PIÙ  MINACCIOSA 
EI  SE  LA  VIDE  MORIRE 

DI  GIORNO  IN  GIORNO  DALLE  MURA  D' AREZZO 
SENZA  ECO  ALLA  SUA  FIERA  VOCE 
ALL'  INFAUSTO  VALLONE  DI  CASA  VECCHIA 
D'ORA  IN  ORA 

DA  SAN  MARINO  A CESENATICO 
DI  MINUTO  IN  MINUTO 
DALLA  CAVALLINA  ALLA  CASA  BIANCA 


NELLE  LAGUNE  TRA  RAVENNA  E COMACCHIO 
FINCHÉ  ALLE  MANDRIOLE 
VENNE  PER  LEI  V ULTIMO  ISTANTE 

E IN  QUELLA  SOLITUDINE  TETRA 
TUTTI  TUTTI  I DOLORI 
IN  UN  SOLO  DISPERATO  SINGULTO 
CON  L'AUREA  CHIOMA  SULLA  FRONTE  MAGNANIMA 
SCOSSER  LA  FEDE  NEL  CORE 

ALL'  EROE  DEGLI  EROI  : 

“ O ROMA  PERDUTA  O VENEZIA  CHE  PERDEREMO 
O AMOR  MIO  PRIMO  O TERZO  MIO  FIGLIO 
CH'IO  PERDO  PER  SEMPRE 
IMPOTENTE  IO  LEONE  ANCHE  A DIFENDERNE 
CON  LA  PIA  TERRA  LE  SALME  ADORATE 
DALLE  JENE  DELL'AUSTRIA  ! " 

A SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
SE  NON  IL  SANGUE  DESIATO 
DEL  LEONE  SFUGGITO  ALLA  LOR  TREPIDA  CACCIA 
ESSE  POTERONO  OFFRIR  LE  LACRIME  ARDENTI 
SGORGATEGLI  DALLA  GRANDE  ANIMA  FERITA 
E DI  LÌ  A POCO 

IL  SANGUE  DE'  SUOI  FIDI  COMPAGNI 


IL  FRATE  UGO  BASSI  DA  CENTO 
E IL  CAPITANO  GIUSEPPE  LIVRAGHI  LOMBARDO 
PRESI  A COMACCHIO  IL  7 D'AGOSTO 
FURON  TRASCINATI  A BOLOGNA  IN  CATENE 
E SENZA  PROCEDURALI  IPOCRISIE 
DAL  GENERALE  GORZGOWSKY 
MANDATI  IL  DÌ  DOPO  ALLA  MORTE 

AL  CAPPELLANO  DELLA  CARITÀ 
SI  CONFESSÒ  IL  BARNABITA  GARIBALDINO 
CHIESE  IL  VIATICO 
MA  I SUOI  CARNEFICI  FRETTOLOSI 
RISPOSERO:  «NON  C'È  TEMPO" 

E INVER  CHE  IMPORTAVA?  AVEA  BENE 
EGLI  NEL  TEMPO  DI  TUTTA  LA  SUA  VITA 
IL  VIATICO  MIGLIORE 

PER  SOSTENERNE  L'ANIMA  AL  SUPREMO  PASSAGGIO 
L'AVEA  NEI  QUINDICI  ANNI 
TRASCORSI  A TRAVERSO  LE  CITTÀ  D' ITALIA 
GRIDANDO  DAL  PERGAMO  LA  SUA  FEDE  : 

« IDDIO  E LA  PATRIA  ” 

DUE  VOLTE  LA  SUA  SANTA  PREDICAZIONE 
INTERROMPENDO;  LA  PRIMA 
NEL  '37  A PALERMO 


AD  ASSISTERVI  I COLEROSI 
LA  SECONDA  IN  ANCONA  NEL  '48 
SEGUENDO  I VOLONTARI 
CONTRO  L'ETERNO  BARBARO 

AVEVA  IL  SUO  BUON  VIATICO 
NELLA  GIORNATA  DEL  29  APRILE 
QUANDO  DA  SAN  PETRONIO 
TRASSE  LA  FOLLA  INSULTANTE  AL  NOME  DI  ROSSINI 
CREDUTO  AUSTRIACANTE 
SOTTO  IL  PALAGIO  DEL  GRANDE  MAESTRO 
E GRIDANDOLE  : " ONORA  IL  SUO  GENIO 
CHÉ  PER  ESSO  ANCORA  V ITALIA 
NON  S' È INCHINATA  ALLA  MUSICA  TEDESCA  " 

E L'AVEVA  IN  QUELL'ATTIMO 
DI  CASTRETTE  MENTRE  CONFORTANDO 
IL  PRODE  GENERAL  GUIDOTTI 
CADUTOGLI  VICINO 

EGLI  STESSO  FU  COLTO  DA  PALLA  NEMICA 

AVEVA  IL  SUO  BUON  VIATICO 
NEL  TEMPO  CHE  SPESE  GUARITO 
A CHIOGGIA  A MALGHERA  ASSISTENDO  I FERITI 


E NELLA  GLORIOSA  SORTITA  DI  MESTRE 
IN  CUI  FIERO  LANCIOSSI  ALL'ASSALTO 
DEL  PALAZZO  BIANCHINI 

E L'AVEA  NEL  RESTO  DELLA  SUA  VITA 
PASSATO  ACCANTO  ALL'  EROE 
NELLA  GIORNATA  DI  VELLETRI 
QUAND'EI  FU  FERITO  A ROCCASECCA 
DA  PALLA  BORBONICA 
E NEI  DÌ  DEL  PIÙ  ALTO  EROISMO 
LASSÙ  LASSÙ  SUL  GIANICOLO 
A VILLA  CORSINI  A VILLA  BARBERINI  A VILLA  SPADA 
COMBATTENDO  PER  LA  REPUBBLICA 
DAL  3 GIUGNO  FIN  CH'  ESSA  NON  CADDE 
CONTRO  GLI  STRANIERI  CHIAMATI  DAL  PAPA 

E IL  BARNABITA  GARIBALDINO 
AVEVA  IL  SUO  BUON  VIATICO 
NEI  GIORNI  ASPRI  DI  FATICHE  E DI  STENTI 
DURANTE  LA  RITIRATA  DA  ROMA 
INSIDIATA  DA  QUATTRO  NEMICI 
AL  FIANCO  DEL  SUO  GENERALE 
FEDELE  ALLA  SUA  RELIGIONE 
«IDDIO  E LA  PATRIA” 


ED  ORA  EI  BEN  POTEVA  INTRAPRENDERE 
CON  QUEL  BUON  VIATICO  IL  SUPREMO  VIAGGIO 
DALLA  PATRIA  A CUI  DAVA  LA  VITA 
AL  REGNO  DI  DIO 

IN  UNA  VITA  CHE  NON  HA  MAI  FINE 

LUNGO  I PORTICI  FUOR  DI  BOLOGNA 
GUIDANTI  AL  CIMITERO  DELLA  CERTOSA 
DELLA  SUA  PROFICUA  GIORNATA 
VIDE  FRATE  UGO  IL  PURPUREO  TRAMONTO 
E CERTO  APPARVEGLI  IN  QUELLO 
IL  VOLTO  ANGELICO  DELLA  FANCIULLA 
AMATA  DA  GIOVINETTO 
VOLATA  IN  CIELO  DA  ALLORA  CHE  AL  CIELO 
LO  AVEA  TRATTO  A VOTARSI  E CHE  ORA 
IN  CIELO  A SÉ  LO  CHIAMAVA 

A TURBARGLI  LA  CONSOLATRICE  VISIONE 
UN  SOLDATACCIO  GLI  SI  ACCOSTÒ  PER  BENDARLO 
MA  IL  FRATE  LO  ALLONTANÒ  CON  UN  BRACCIO 
TALE  ERA  LA  SANTITÀ  DEL  SUO  ASPETTO 
CHE  LO  STESSO  UFIZIALE 
AL  MOMENTO  DI  COMANDARE  IL  FUOCO 
SI  FE’  PALLIDO  E SVENNE 


ALTRI  PRESE  IL  SUO  POSTO  ED  INTANTO 
INGINOCCHIATO  UGO  BASSI 
PREGAVA  AD  ALTA  VOCE:  «AVE  MARIA” 

E ALLE  PAROLE  « IN  MORA  MORTIS  ” 
SQUARCIATO  DAL  PIOMBO  AUSTRIACO  MORÌ 

ERA  V 8 DI  AGOSTO 

E IL  GENERALE  GORZGOWSKY  FU  LIETO 
D’AVER  COSÌ  INFRANTO  IN  FACCIA  A'  BOLOGNESI 

IL  LORO  IDOLO 

PROPRIO  NEL  GIORNO  ISTESSO 
IN  CHE  L’ANNO  PRIMA  AVEAN  LUI  CACCIATO 
FUOR  DELLA  LORO  CITTÀ 
E DELLA  PRESA  VENDETTA 
DOVÈ  BATTERGLI  FORTE  IL  CORE 
SOTTO  L’AUSTRIACA  DIVISA 
AMAREGGIATO  SOL  DAL  PENSIERO 
CHE  UN  UFIZIALE  INDEGNO  DI  VESTIRLA 
SI  FOSSE  IN  ITALIA  COSÌ  INGENTILITO 
DA  PALPITAR  FINO  ALLO  SVENIMENTO 
DINANZI  AL  MARTIRE  D’ UN’  IDEA 

DUE  GIORNI  DOPO 
A CA’  TIEPOLO  PRESSO  ROVIGO 


LA  RABBIA  AUSTRIACA 
DELUSA  NELLA  CACCIA  D' UN  MESE 
CONTRO  GARIBALDI 
SI  SFOGAVA  ANCORA  NEL  SANGUE 
D'ALTRI  OTTO  SUOI  SEGUACI 

IL  IO  AGOSTO 

SOTTO  IL  PIOMBO  ASSASSINO 
CADEVAN  PRIMI  ANGELO  BRUNETTI 
CHE  TUTTO  IL  POPOL  DI  ROMA 
ADORAVA  COL  NOME  DI  “ CICERUACCHIO  " 

E I SUOI  DUE  FIGLIUOLI 
LUIGI  APPENA  VENTENNE 
BELLO  E GAGLIARDO 
E IL  TREDICENNE  LORENZO 
SACRIFICIO  SUBLIME 
DI  TRE  ANIME  AMANTI 
IN  UN  AMORE  SOLO  ; LA  LIBERTÀ 

E cadcvan  eoa  essi  altri  tre  romani:  PAOLO  BAGIGALUSSA  — GAETANO 
FR ATERNALI  — FRANCESCO  LANDASIO  e due  genovesi  : STEFANO 
RAMORINO  c LORENZO  PARODI» 


INTANTO  S'ALZAVAN  PER  L'AERE 
DEL  LEON  DI  SAN  MARCO 


PIÙ  TERRIBILI  GLI  ESTREMI  RUGGITI 
E NELLE  CITTÀ  E NEI  PAESI  DEL  VENETO 
OSCURI  MARTIRI  UMILI  EROI 
ALL'ANCORA  IMPOTENTE  AUSTRIACA  RABBIA 
ERANO  IMMOLATI 


Già  erano  stati  fucilati:  il  3 dicembre  M8  in  Padova  per  ordine- del  generale  Susan 
il  giovinetto  trilustre  GIUSEPPE  FERRARI  per  aver  difeso  l' onore  di  una  sua 
parente  insidiato  da  un  ufiziale  austriaco;  il  J7  in  Rotta  Sabina  sull'Adige  GIOVANNI 
MORO  di  30  anni  castaido;  il  7 gennaio  '49,  sul  Monte  Berico,  GIUSEPPE  TREN- 
TIN  con  altri  contadini  ; il  J3  a San  Dona  di  Piave  il  marinaio  ANTONIO  CI- 
METTA  di  49  anni,  di  Portogruaro  ; il  25  in  Treviso  il  contadino  SEBASTIANO 
MAZZAROLI  di  Cerccnighe,  di  19  anni;  il  31  in  Udine  un  altro  contadino,  AN- 
TONIO BERLASSO  detto  **  Buragna  ",  ventitreenne,  tutti  e cinque  per  possesso  di 
vecchie  armi  ; il  JO  marzo  ANTONIO  PILON,  sessantenne,  castaido,  padre  di  due 
figli  e LUIGI  VANIN  trentanovenne,  fabbro  ferraio,  che  per  mancanza  di  lavoro 
s'era  messo  a far  l'oste,  padre  di  sei  figli,  erano  stati  fucilati  tutti  e due  in  Magliano 
Veneto  per  aver  favorito  il  travestimento  di  due  soldati  austriaci,  i quali  eseguendo  una 
insidia  tesa  dal  generale  Kerpan,  si  dicevano  pronti  a disertare.  Col  Pilon  e il  Vanin 
furon  condannati  a 10  anni  di  carcere  due  coloni  GIACOMO  BISON  c ANTONIO 
VINCENZI  il  quale  morì  poco  dopo  consumato  dai  ferri  e dalla  segreta  nella  fortezza 
di  Kufstein  nel  Titolo,  E in  quel  tempo  nel  luogo  detto  **  le  Castrette  " cran  pure 
stati  fucilati  dagli  Austriaci  scorazzanti  nelle  terre  trevisane  LUIGI  BERNARDEL  — 
LUQA  BERNARDEL  — VALENTINO  PATTARO  — VALENTINO  PAVA- 
NELLO  e SISTO  SUFFION  tutti  di  Villorba  e DOMENICO  SARTOR  di  Cornuda 
e GIUSEPPE  VI  ANI  di  Castelfranco,  II  6 aprile  era  stato  fucilato  in  Treviso 
FRANCESCO  PECORARO  di  Montorso  in  provincia  di  Vicenza,  di  37  anni,  per 
detenzione  di  arma.  E il  IO,  pure  in  Treviso,  era  stato  fucilato  il  fervente  patriotta 
GIACOMO  TASSO  di  Longarone,  d'anni  40,  avvocato  di  Belluno,  per  aver  tentato 
di  costituire  in  Cadore  un  corpo  di  volontari  per  aiutar  Venezia  assediata,  insieme  al 
possidente  PIETRO  PANTE  di  Mei  (Belluno)  di  anni  éO  che  fu  condannato  a 10 
anni  di  lavori  forzati  con  catene  pesanti,  e DOMENICO  FORNEZZI  di  Belluno, 
zattiere,  d'anni  38  e ANGELICO  SIGNORINI  di  Portogruaro  d'anni  42,  pesciven- 
dolo, condannati  a 5 aàni  di  lavori  forzati  ciascuno,  E più  tardi,  Ìl  15  luglio,  GIU- 
SEPPE BULLO,  e VINCENZO  SIGNORETTO,  ambi  cinquantenni  pescatori  di 
Chioggia  — ANGELO  MONTICELLO  di  Pozzo-nuovo  in  provincia  di  Padova,  mu- 
ratore d'anni  49  — ANTONIO  MARCOLIN  di  Pordenone  in  provincia  di  Friuli, 
falegname,  d'anni  37  e LUIGI  FERNAROLI  di  Ficsso  di  Polesine  in  provincia  di 


1 •'( 


Rovigo,  fittaiwolo,  d'anni  47,  erano  stati  fatti  fucilare  tutti  e cinque  a Piave  di  Sacco 
(Padova)  dal  generale  Kerpan  per  avere  a Valena  nella  notte  dell'  JJ  caricate  due 
barche  con  bestiame  e viveri  comperati  nel  continente  per  trasportarli  nel  territorio 
degli  insorti  di  Chioggia*  Nè  a questi  cinque  oscuri  martiri  fu  consentita  la  pace  nella 
tomba,  che  **  di  ordine  superiore  " fu  tolto  lo  steccato  di  cui  i contadini  de'  dintorni 
avevan,  per  ricordo  delle  vittime,  circondato  il  luogo  ov'eran  sepolte.  E subito  dopo 
la  caduta  della  Repubblica  di  Venezia,  nel  settembre,  furono  ancora  fucilati  in  Udine  : 
GIOVAN  BATTISTA  SEBASTIAT^UTTO  detto  ''  Ziliotto  ",  di  Pavoletto  presso 
Udine,  di  29  anni,  soldato,  per  il  possesso  di  un  coltello  bitagliente  — GIACOMO 
CROVICH  di  Udine,  d'anni  36,  perchè  in  possesso  di  poca  polvere  da  schioppo,  e 
LEONARDO  POZZO  <^i  Lumignacco  (Friuli)  contadino  di  34  anni  perchè  gli  fu 
trovata  una  vecchia  pistola. 


O REGINA  DELL'ADRIATICO 
SORTA  DALLE  LAGUNE 
PER  DARE  ASILO  SUL  MARE 
AI  PERSEGUITATI  DA'  BARBARI  DELLA  TERRA 
CONTRO  TE  PIÙ  FEROCE 
DOVEA  DELL'ATTILA  NOVELLO 
INFIERIR  LA  VENDETTA 
POI  CHE  IMPAVIDA  ANCHE  DOPO  NOVARA 
AVEVI  OSATO  PROCLAMARE 
DI  RESISTERGLI  A OGNI  COSTO 
E PRIMA  NELL'  INSORGERE  CON  MILANO 
VOLESTI  NELLA  RESA  ESSER  ULTIMA 


INVANO  LA  GIOVENTÙ  D' ITALIA 
IN  TE  RACCOGLIENTE  L'ESTREMO  ALITO  DI  LIBERTÀ 
TI  FECE  SCUDO  DEL  SUO  PETTO 


INVANO  IL  VECCHIO  GUGLIELMO  PEPE 
ALLA  TESTA  DE'  SUOI  PRODI  NAPOLETANI 
NELLA  SORTITA  DI  MESTRE 
AVEA  SFIDATO  I COLPI  NEMICI 
CON  LE  CANDIDE  PIUME  DEL  SUO  CAPPELLO 
SULL'ALTO  CAVALLO  CANDIDO 
VIVENTE  MONUMENTO  D'EROISMO  ITALICO 
CUI  S'AGGRUPPAVANO  ATTORNO 
LIVIO  ZAMBECCARI  CO'  SUOI  ROMAGNOLI 
E ANTONIO  MORANDI  CO'  SUOI  MODENESI 
INVANO  IL  MEZZ ACAPO  L'ULLOA  IL  SIRTORI  IL  ROSSAROLL 
COI  GIOVANI  CANNONIERI  BANDIERA-MORO 
AVEANO  AFFRONTATO  IN  MARCHERÀ 
LE  QUARANTASETTE  BOCCHE  DA  FUOCO 
VOMITANTI  PER  SESSANTA  ORE  L'ODIO  IMPLACABILE 
DEI  QUATTRO  ARCIDUCHI  PRESENTI 
CARLO  FERDINANDO  LEOPOLDO  E GUGLIELMO 
INVANO  INVANO  IL  TUO  GRAN  POPOLO 
AVEA  RESISTITO  DICIOTTO  MESI 
MARTIRE  NELLE  PRIVAZIONI  NELLE  SOFFERENZE  NEI  LUTTI 

EROE  NEL  PERIGLIO 
CHÉ  ERA  FORZA  ALFIN  CEDERE 
A'  QUATTRO  FLAGELLI  RIUNITI 
L'AUSTRIA  LA  FAME  LA  DIPLOMAZIA  IL  COLERA 


« AH  DOVER  CEDERE  CON  QUESTO  POPOLO  1 ” 
SINGHIOZZÒ  DANIELE  MANIN 
ATTERRATO  DAL  DOLORE  PIÙ  ATROCE  DI  TUTTI 
BATTENDO  LE  PUGNA  SUL  SUOLO 
DIECI  DÌ  INNANZI  DI  DARGLI  L'ADDIO 
AL  GRIDO  DI  « VIVA  V ITALIA  ” 

E A VENEZIA  CANTAVA  IL  TOMMASEO 
"QUALI,  O UNICA  MIA,  LE  TUE  COLOMBE 
HAN  SUL  TEMPIO  DI  DIO  RICETTO  FIDO, 

TU  FRA  GLI  ALTAR'  PONESTI  E FRA  LE  TOMBE 
SANTE  DE'  PADRI  IL  NIDO  „ 

O REGINA  DELL'ADRIATICO 
CON  CHE  AMAREZZA  NEL  CORE 
L'AMARANTO  DELL'ANTICA  VITTORIOSA  BANDIERA 
VEDESTI  VIA  DILEGUARE 

IN  QUEL  TRAMONTO  FULGIDO  DI  SANGUE  E DI  GLORIA! 

POI  CHE  IN  ITALIA  PARVE  RECISA 
OGNI  SPEME  DI  LIBERTÀ  E DI  GIUSTIZIA 
IL  NOVELLO  IMPERATORE 
DOVE  BEN  SORRIDER  BEATO 
ALL'ALBA  DEL  18  AGOSTO 


SALUTANTE  I SUOI  DICIANNOVE  ANNI 
MENTRE  I SUOI  SGHERRI  IN  MILANO 
A FESTEGGIAR  LA  FAUSTA  RICORRENZA 
ARRESTAVAN  QUARANTADUE  CITTADINI 
PERCHÈ  NON  ABBASTANZA  ESULTANTI 
MOLTI  CONDANNANDO  AL  CARCERE  DURO 
E A VENTI  DISTRIBUENDO  SUL  PIAZZALE  DEL  CASTELLO 
SETTECENTOSESSANTACINQUE  COLPI  DI  BASTONE 
DE’  QUALI  SETTANTA 
A DUE  GIOVINETTE  MEN  CHE  VENTENNI 


E ALFIN  SATOLLO  IL  CUCCIOLO  IMPERIALE 
CHE  NIUNA  ROTEA  DELLE  PIÙ  VECCHIE  BELVE  D'ASBURGO 
VANTARSI  MAI  D’AVER  PAREGGIATO 
NEL  DARE  A TANTE  VITTIME  TANTO  STRAZIO 
IN  TEMPO  SI  BREVE 
GIACQUE  UN  ANNO  IN  TORPORE 
PER  POI  DESTARSI  ANCOR  PIÙ  SITIBONDO 
ALTRO  PIANTO  E ALTRO  SANGUE  CHIEDENDO  ALL’ITALIA 


DEGNO  MINISTRO  DELLA  SUA  FEROCIA 
CALPESTAVA  ANCORA  LE  VINTE  PROVINCIE 
IL  VECCHIO  GENERALE  RADETZKY 


CHE  ALLA  PROPRIA  FEROCIA  DEVOTI 
AVEVA  A SUA  VOLTA  IL  COGNATO  STRASSOLDO 
E IL  CAVALIER  DI  TOGGENBURG 
NELLA  LOMBARDIA  E NEL  VENETO 
IMPERIALI  E REALI  LUOGOTENENTI 
CIASCUNO  OGNI  GIORNO 
INTENTO  AD  OFFRIRE  AL  MONARCA 
CON  LA  FORCA  COL  BASTONE  COL  CARCERE 
LACRIME  E SANGUE 

PRETESTO  A CONDANNARE 
ERA  UNO  SCRITTO  QUALUNQUE 
RICEVUTO  O INVIATO  LETTO  O FATTO  LEGGERE 
CUI  POTESSE  ESSER  DATO 
IL  VAGO  TITOLO  DI  RIVOLUZIONARIO 


COSÌ  SULLA  FINE  DEL  1850 
ERA  FUCILATO  IN  LECCO  PIETRO  TAGLIAFERRI 
REO  D'AMORE  ALLA  LIBERTÀ 
COSÌ  NEL  I85J 

ERAN  DISTRIBUITI  FRA  INTEGRI  CITTADINI 
QUATTRO  SECOLI  DI  PRIGIONE 
E UN  DILUVIO  DI  BASTONATE 


GIOVANNI  CERVIERI  di  Crema,  libraio  — LUIGI  MANZONI  tipografo,  di  Monza 

— GIUSEPPE  RAMAZZI  c GIOVANNI  TRABATTONI,  ambidue  di  Milano,  furon 
condannati  ii  14  febbraio  complessivamente  a II  anni  di  lavori  forzati  in  ferri.  II  dot- 
tor GAETANO  CICERI  di  Lugagnano,  cinquantenne,  chirurgo  della  1.  R.  Delegazione 
provinciale  di  Milano  fu  condannato  il  23  maggio  a IO  anni  di  carcere  — Don 
GIULIO  ENRICO  RADAELLI  di  Barzago,  coadiutore  della  parrocchia  di  Olgiatc 
Olona,  fu  condannato  il  3 luglio  a 6 anni  di  carcere  — La  famiglia  BETTILLI  di 
Verona  (LUIGI,  GIACOMO,  ANTONIO  e TERESA),  condannata  complessivamente 
il  18  luglio  a 17  anni  di  lavori  forzati  — Don  PIETRO  D ALLOCO  A,  quaranta- 
duenne, condannato  in  Venezia  il  23  agosto  a 5 anni  di  fortezza  — II  medico  AN- 
TONIO GALEANI  di  San  Colombano  e T operaio  milanese  CARLO  BONFICO 
condannati  il  6 ottobre  a due  anni  di  carcere  duro  — II  sacerdote  LUIGI  PROTTI 
di  Longarone  condannato  il  7 ottobre  a 4 anni  d'arresto  in  fortezza  — II  libraio 
VINCENZO  MEISNER  di  Venezia,  trentunenne,  condannato  l'S  ottobre  a morte, 
commutata  in  IO  anni  di  lavori  forzati  con  ferri  pesanti  — EUGENIO  CURTI  di 
Vicenza,  trentenne,  ingegnere  civile,  condannato  il  4 novembre  a 8 anni  di  arresto  — 
ANGELO  GIACOMELLI  negoziante  di  Treviso  trentacinquenne,  condannato  lo  stesso 
giorno  a 5 anni  di  arresto  — II  sacerdote  GIUSEPPE  ROBERTI  di  Bassano,  di  34 
anni,  condannato  il  IO  novembre  in  Venezia  a 3 anni  di  fortezza  — II  conte  LUIGI 
GIOVANNI  TEDESCHI  di  Verona,  di  anni  40,  condannato  il  17  novembre  a morte, 
commutata  in  IO  anni  di  arresto  in  ferri,  e con  lui  ANTONIO  PEDRAZZA  di 
Vicenza  cantante,  trentaduenne,  a 3 anni  — GIUSEPPE  PEDRONI,  detto  **  Bibino  ", 
sessantenne,  da  Gerenzano  e GIUSEPPE  CRIVELLI  ventiquattrenne,  condannati  il 
6 dicembre  complessivamente  a 6 anni  di  lavori  forzati  — GIOVANNI  ANTONIO 
TOALDI  dottore  in  legge  il  21  dicembre  condannato  a 5 anni  di  arresto  in  fortezza 

— II  dottor  PAOLO  FLORA  di  Treviso  di  anni  35  — Don  GIACOMO  CAMPION 
di  San  Michele  d' Oderzo,  cappellano  sussidiario  di  Santo  Stefano  in  Treviso  di  32 
anni  c Don  ANTONIO  LUNARDONI,  di  Lusiana,  cappellano  nel  Duomo  di  Tre- 
viso, condannati  complessivamente  con  sentenze  del  29  e 31  dicembre  a IO  anni  e 4 
mesi  di  arresto  in  Fortezza.  Più  in  Livorno,  con  sentenza  dell'  i.  r.  Comando  militare 
austriaco  del  20  dicembre  eran  condannati  come  appartenenti  a società  segrete  47  cit- 
tadini, dei  quali  38  alla  forca  commutata  poi  in  12  anni  di  carcere,  e in  tutti  ad  anni 
265  divisi  tra  i seguenti  t FERDINANDO  DAMERINI  — RAIMONDO  GFIEZZI 

— GIUSEPPE  GUCCINI  — GIUSEPPE  DEGLI  INNOCENTI  - GIUSEPPE 
FEDI  — VINCENZO  SIMONTI  — PASQUALE  SAVI  — ANTONIO  RENUCCI 

— VINCENZO  CALVI  — AGOSTINO  MICHELI  — CESARE  BOTTA  — 
ENRICO  STRATFORD  — TEMISTOCLE  PERGOLA  — GIOVANNI  MARCHI 

— GIOVANNI  GETTI  — EGISTO  MEMMI  — ANTONIO  SOI  — DAMASO 
MALFANTI  — TOMMASO  FALLENI  — VINCENZO  UNTI  — EDOARDO 
STRATFORD  — ANGELO  MICHELINI  — RAFFAELLO  NANNI  — CRISTO- 
FORO  FABBRI  — ENRICO  GUARDUCCI  — SANTE  TRAVERSI  — GIO- 
VANNI BARBINI  — GIUSEPPE  PUCCI  — NICOLA  DOMINICI  — LUIGI 
BARTELLONI  — FRANCESCO  CAMBIASO  — LODOVICO  MAGONI  — 


CLAUDIO  NUTI  — ALESSANDRO  PECORINI  — ROBERTO  NUTI  — BAL- 
DASSARRE BENCREATI  — GIOVANNI  CALENZOLI  — DIONISIO  MA- 
GNASCHI  — ANGIOLO  SIMONTI  — RICCARDO  BENEDETTI  — ATTILIO 
GIRARD  — FILIPPO  ULIVIERI  — DOMENICO  POLI  — G.  B.  PAGANO  — 
ANTONIO  GIANNINI  — LUIGI  BOLDRINI  — CARLO  STRATFORD. 

QUANTE  FAMIGLIE  NEL  DOLORE  E NELLA  MISERIA 

MA  È POCO  IL  PIANTO 
PER  IL  GIOVINE  IMPERATORE 
CHE  MEGLIO  LO  BRAMA  ARROSSATO  DI  SANGUE 

IL  2 AGOSTO  1851 
FU  FUCILATO  IN  MILANO 
ANTONIO  SCIESA 

POVERO  EROICO  TAPPEZZIERE  SCIANCATO 
ARRESTATO  DUE  DÌ  INNANZI  A MEZZANOTTE 
NEL  CORSO  DI  PORTA  TICINESE 
MENTRE  AFFIGGEVA  UN  PROCLAMA  MAZZINIANO 

NARRAN  LE  CRONACHE 
CHE  CONDUCENDOLO  I SOLDATI  AL  SUPPLIZIO 
LO  FACESSER  PASSARE  SOTTO  LA  SUA  CASA 
PERCHÈ  AL  DISPERATO  GRIDO  DE'  SUOI  CARI 
S'INDUCESSE  A CHIEDER  GRAZIA  AL  SOVRANO 
DENUNZIANDO  I SUOI  COMPLICI 


E CH'EI  RISPONDESSE  A'  SUOI  TENTATORI 
CON  FRASE  SPARTANAMENTE  MENEGHINA 
« TIREMM  INNANZ  ” 

MA  ERA  ANCOR  POCO  ANCOR  POCO 
QUEL  MISERO  SANGUE  PLEBEO 
A FAR  SAZIA  LA  SETE  IMPERIALE 
E LA  GIOVIN  BELVA  SI  MOSSE 
E NEL  SETTEMBRE  DISCESE  IN  ITALIA 
VAGA  DI  GODERE  CO'  TORBIDI  OCCHI 
L'OMAGGIO  DI  UN  POPOLO  ATTERRITO 

ED  ECCO  AL  SUO  GIUNGERE  IN  LOMBARDIA 
UNA  PICCOLA  QTTÀ 
SPECCHIANTE  IN  UN  LAGO  SERENO 
LA  PROPRIA  SERENA  LEGGIADRIA 
NON  S'IMPAURÌ  NON  S'INCHINÒ 
E LA  BELVA  LE  GHERMÌ  UN  HGLIO 

LUIGI  DOTTESIO 

ERA  FIN  DAL  GENNAIO  IN  PRIGIONE 
PERCHÈ  TORNANDO  DAL  CANTON  TICINO 
VERSO  IL  TERRITORIO  COMASCO 


‘--■s 


GLI  AVEAN  TROVATO  IN  DOSSO 
ALCUNI  ANNUNZI  DI  LIBRI 
DELLA  TIPOGRAFIA  ELVETICA  DI  CAPOLAGO 
E POI  CH'EGLI  AVEVA  PROVATO 
TRATTARSI  D'OPERE  STORICHE 
ERA  PER  ESSERE  ASSOLTO 
QUANDO  VENNE  IN  MENTE  AL  GOVERNATORE 
CH'EGLI  ERA  UN  DE'  FIGLI  MIGLIORI 
DI  COMO  DELLA  PICCOLA  COMO 
CHE  NON  S'ERA  IMPAURITA  CHE  NON  S'ERA  INCHINATA 
AL  GIUNGERE  DELL'IMPERATORE 
E AD  ESPIAZIONE  DI  TANTA  ARDITEZZA 
LA  IMMINENTE  SENTENZA  ASSOLUTORIA 
DIVENNE  A UN  TRATTO  SENTENZA  DI  MORTE 
E L'8  DI  OTTOBRE  IN  VENEZIA 
LUIGI  DOTTESIO  PENDEA  DALLA  FORCA 


OH  COME  IL  GIOVIN  SOVRANO 
DOVÈ  GUSTARE  LA  DEGNA  VENDETTA 
VENDETTA  AUSTRIACAMENTE  COMPLETA 
CHE  A UN  UOMO  DI  GRANDI  VIRTÙ 
TOGLIEVA  LA  VITA 
QUAND'EI  PIÙ  NELLA  VITA  SPERAVA 


E LA  TOGLIEA  CON  LO  STRAZIO  D'UNA  AGONÌA 
DURATA  QUINDICI  ETERNI  MINUTI 
NEGLI  ATROCI  SPASIMI 
D'UNA  IMPICCAGIONE  MALE  ESEGUITA 
FINCHÉ  GLI  AIUTANTI  DEL  BOIA 
ATTACCATISI  A'  PIEDI  DEL  MARTIRE 
NON  MISERO  TERMINE  AL  SUO  MARTIRIO 
CATTIVI  INTERPETRI  CERTO  DE'  GUSTI 
DEL  BOIA  PIÙ  VERO  E MAGGIORE 

MA  ERA  ANCOR  POCO  ANCOR  POCO 
A FAR  SAZIA  LA  SETE  IMPERIALE 
ED  ECCO  ALTRO  SANGUE 

AD  ALESSANDRO  VAROLIN  POSSIDENTE  DA  ESTE 
GIÀ  SOSPETTATO  DI  SENTIMENTI  ITALIANI 
SON  TROVATE  DUE  PISTOLE 
E BASTA  QUESTO 

PER  UCCIDERLO  A TRENTATRÈ  ANNI 
IL  9 DICEMBRE 

ED  ERA  ANCOR  POCO  ANCOR  POCO 
MA  ALTRO  SANGUE  VENIVA  A SAZIARE 
LA  SETE  AL  VENTUNENNE  MONARCA 


CHE  GIÀ  SUL  FINIR  DEL  SETTEMBRE 
VISITANDO  LE  TERRE  DTTALIA 
S'ERA  SPINTO  ALLA  DOLCE  PATRIA  DI  VIRGILIO 
CON  SUA  FELINA  MAESTÀ 
NUOVO  ARDORE  INFONDENDO  NEI  DEGNI  SICARI 
A INAUGURARE  L'ORRENDA  STRAGE 
DURATA  DAL  '51  AL  '55 
ONDE  IL  POETA  MERCANTINI  CANTAVA 
« UN  ORGIA  DI  SANGUE  PIÙ  LUNGA  DI  QUESTA 
GIAMMAI  PER  L'ITALIA  VEDUTA  NON  FU  " 


PRIMO  A TINGER  DI  PURPUREA  GLORIA  BELFIORE 
« FULGENTE  ARA  DI  MARTIRI  " 

L'UMIL  PRETE  TRENTENNE  DELLA  CHIESA  DI  CERESE 

DON  GIOVANNI  GRIOLI 
VI  CADDE  FUCILATO  IL  5 NOVEMBRE  J85J 

SU  LA  VIA  DEL  SUO  CALVARIO 
IL  CAPITANO  PICHLER  DEMONIO  TENTATORE 
INVANO  GLI  AVEA  RIPETUTO 
« GRIOLI  SIETE  ANCORA  IN  TEMPO  A SALVARVI 
DITE  DA  CHI  AVESTE  I DICIOTTO  FOGLIETTI  RIVOLUZIONARI 
DITE  UN  NOME  E VIVRETE  " 


ED  EI  PASSO  PASSO  ANDANDO  ALLA  MORTE 
AVEA  RIPETUTO  CON  FERMA  VOCE 
« NON  HO  NULLA  DA  DIRE  ” 

E POI  CHE  VEDEVA  IL  BOIA  TREMARE  IN  BENDARLO 
CINTA  CON  FERMA  MANO  LA  BENDA  SUGLI  OCCHI 
DISSE  FERMO  IN  GINOCCHIO  DINANZI  A'  TREMULI  FUCILI 
« SIGNORE  RICEVI  LO  SPIRITO  MIO  ” 

E IL  SUO  PURISSIMO  SPIRITO  VOLÒ  AL  SIGNORE 

ARALDO  DI  MARTIRIO 

LO  SEGUE  UN  ESERCITO  DI  CENTO  VITTIME 
TORTURATE  NELL'ANIMA  E NEL  CORPO 
DA  ALFREDO  KRAUS  AUDITORE  DELL’INFAME  PROCESSO 

EBREO  RINNEGATO 

E DAL  COMMISSARIO  DI  POLIZIA  FILIPPO  ROSSI 
RINNEGATO  ITALIANO 

ONDE  NELLA  BUIA  LURIDA  VISCIDA  MAINOLDA 
CH'ESSI  CHIAMAVAN  GHIGNANDO 
" LA  VILLEGGIATURA  DEI  PATRIOTTI  ” 

COL  BASTONE  E CON  LE  INSIDIE 
FURON  CON  ARTE  INFERNALE  TESSUTI  INSIEME 
TRADIMENTI  EROISMI  SACRIFIZI  RIMORSI 
PREPARANDO  GIORNO  PER  GIORNO 
I VARI  EPILOGHI  ALLE  CENTO  TRAGEDIE 


FORCA  SUICIDIO  TISI  PAZZIA  CARCERE  ESILIO 
FRA  IL  PIANTO  DI  PARENTI  E DI  AMICI 
DA  SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
BEVUTO  A LACRIMA  A LACRIMA 


BEN  LE  SAPEVA 

QUELLE  NEFANDE  ARTI  DELL'AUSTRIA 
UN  MILANESE  CARO  A MAZZINI 
DI  FORTE  ANIMA  E DI  FORTE  INGEGNO 
GIOVANNI  PEZZOTTI 
CHE  GIÀ  LE  AVEA  PROVATE 
NEI  PROCESSI  ALLA  « GIOVANE  ITALIA  ” 

CHE  GIÀ  PER  ESSE  AVEA  VISTO 
IL  PADRE  DELLA  DONNA  AMATA 
GIUSEPPE  GONZALES 
FINIR  PAZZO  ALLA  SANAVRA 
E CHE  DI  ESSE  SENTÌA  TALE  ORRORE 
DA  DICHIARARE  AGLI  AMICI 
"NESSUN  UOMO  IN  MANO  DELL'AUSTRIA 
PUÒ  GARANTIRE  LA  PROPRIA  VIRTÙ 
S'IO  FOSSI  ANCORA  ARRESTATO 
MI  AMMAZZEREI  " 

LO  ARRESTARONO  INFATTI  A MILANO 
PER  ORDINE  DEL  KRAUS 


ALL'ALBA  DEL  26  GIUGNO  1852 
E ALL'ALBA  DEL  GIORNO  DOPO 
NELLA  PRIGIONE  DEL  CASTELLO  SFORZESCO 
OVE  ANDARONO  A PRENDERLO 
PER  DARLO  ALL'IMPLACABILE  AGUZZINO  DI  MANTOVA 
LO  TROVARON  CADAVERE 


PRECORRENDO  LA  FORCA 

GLI  ERA  BASTATA  A IMPICCARSI  LA  CRAVATTA  DI  SETA 
E POI  CHE  LA  FINESTRELLA 
AL  CUI  FERRO  AVEALA  LEGATA 
TROPPO  BASSA  ERAGLI  ALLA  BISOGNA  ' 

GLI  ERA  BASTATA  LA  FERMA  VOLONTÀ 
DI  MANTENER  LA  PAROLA 
E S'ERA  IMPICCATO  STANDO  IN  GINOCCHIO 
A FORZA  DI  VIOLENTI  SCOSSE 
STRAPPANDOSI  L'ANIMA  DAL  CORPO 
PRIMA  CHE  LE  INIQUE  ARTI  DEL  KRAUS 
L'UNA  E L'ALTRO  INDEBOLENDO 
TENTASSERO  STRAPPARGLI  L'ATTESA  RIVELAZIONE 


ED  ECCO  I CINQUE  IMPICCATI 
DEL  7 DICEMBRE  1852 


ECCO  DON  ENRICO  TAZZOLI 
UN  ALTRO  SACERDOTE  DELLA  FEDE  DI  CRISTO 
UN  ALTRO  MARTIRE  DELLA  FEDE  D’ITALIA 

PER  CINQUE  MESI 

EGLI  HA  INGOIATO  A SORSI  DAL  CALICE  AMARO 
TUTTA  LA  FECCIA  DEL  REGIME  AUSTRIACO 
I CEPPI  AI  PIEDI 

INSOPPORTABILE  STRAZIO  ALLA  GAMBA  PIAGATA 

LO  SCORBUTO 

IL  NAUSEABONDO  PAN  NERO  E L’ACQUA  PUTRIDA 
LA  PRIVAZIONE  D’OGNI  LIBRO 
PERFINO  DEL  TANTO  INVOCATO  BREVIARIO 
MA  PIÙ  ACUTO  D’OGNI  ALTRO  TORMENTO 
LA  SACRILEGA  PAROLA  DEL  CARCERIERE 
«PATER  NOSTER” 

CHE  AL  SUO  ORECCHIO  SUONÒ  « TRADIMENTO  ” 

E CUI  RISPOSE  CON  GLI  OCCHI  NEL  CIELO 
« ET  FIAT  VOLUNTAS  TUA  ” 

PIÙ  ACUTO  L’ANGOSCIOSO  PENSIERO 
DELLA  MAMMA  ADORATA 
PER  IL  DOLORE  DI  LUI  MORTA  DI  DOLORE 
PIÙ  ACUTO  PIÙ  ACUTO 
LO  SPASIMO  DATO  A QUEL  CUORE  CRISTIANO 
DAL  PICCIOL  COLTELLO  DI  MONSIGNOR  ARQVESCOVO 


QUANDO  RASCHIOGLI  LE  DITA 
NEL  DÌ  DELLA  SUA  SCONSACRAZIONE 
CONSACRANTE  ANCORA  UNA  VOLTA  NELLA  STORIA 
LA  VILTÀ  DI  PIO  NONO 
PURE  NIUN  TORMENTO  FU  TANTO  ACUTO 
DA  SCALFIRE  QUELLA  PIA  ANIMA  ADAMANTINA 
ED  EGLI  DINANZI  AL  BOIA 

MUTO  E SGOMENTO  COME  AL  MIRACOLO  D'UN  SANTO 
ADUNATISI  INTORNO  I QUATTRO  COMPAGNI 
LI  BENEDICE  LI  ABBRACCIA  LI  BACIA 
E DÀ  IL  COLLO  AL  CAPESTRO 
CHE  IN  UN  ATTIMO  GLI  TOGLIE  LA  VITA 
NON  IL  SORRISO 

ED  ECCO  ANGELO  SCARSELLINI 
IL  FIERO  COSPIRATOR  DI  LEGNAGO 
« NATURA  D'UOMO  PURO  D'OGNI  AMORE  DI  SÉ  " 
COME  MAZZINI  AVEA  DETTO  DI  LUI 
IMPASSIBILE  A OGNI  SVENTURA" 

COM'EI  DI  SÉ  STESSO  AVEA  DETTO 
CHE  I TRANELLI  DELL' INQUISITORE 
SPEZZAVA  CON  GLI  IMPETI  DEL  SUO  ANIMO  RIBELLE 
FORZANDO  IL  KRAUS 

A CHIAMARE  IN  AIUTO  CONTR'ESSI  UN  RINFORZO  DI  GUARDIE 


CHE  AL  MEDICO  DEL  CASTELLO 
VENUTOVI  A CERTIFICAR  S'EGLI  ERA  IN  GRADO 
DI  SOPPORTAR  LE  BASTONATE 
GRIDAVA  LA  FRASE  SUBLIMEMENTE  VOLGARE 
« DICA  ALLA  COMMISSIONE 
CHE  ANGELO  SCARSELLINI  HA  IL  CULO  DI  BRONZO  ” 

CHE  NOTIFICATAGLI  LA  SUA  CONDANNA 
A'  COMPAGNI  CHE  VI  AVEAN  CONTRIBUITO  CON  RIVELAZIONI 

MANDAVA  IL  SUO  PERDONO 
RACCOMANDANDO  CHE  MORISSERO  DA  ITALIANI 
MENTRE  S'AVVIAVA  ITALIANAMENTE  A MORIRE 
CANTANDO  L'ARIA  DEL  « MARIN  FALIERO  " 

CON  ACCENTO  VIGOROSO  E SICURO 
«IL  PALCO  È A NOI  TRIONFO  - OVE  ASCENDIAM  RIDENTI" 


ECCO  BERNARDO  DE  CANAL  VENEZIANO 
CHE  DALLA  SUA  CELLA  DI  SANTA  TERESA 
DOVE  HA  STUDIATO  LA  LINGUA  INGLESE 
HA  SCRITTO  AL  PADRE  SCHERZANDO 
« QUESTA  VOLTA  NON  SI  PUÒ  DIR  MEGLIO  TARDI  CHE  MAI  " 
E CONSOLANDO  LA  MADRE  ADORATA 
LE  HA  SCRITTO  « HO  BISOGNO  CHE  TU  VIVA 
E PREGHI  PER  ME  " 


E ALLO  ZIO  ALLE  DUE  SORELLE  A'  TRE  FRATELLI 
HA  SCRITTO  SERENAMENTE  L'ADDIO 
E SULLA  PARETE  PRIA  D’ANDARE  ALLA  FORCA 
« VIVA  L’ITALIA  ” 


ED  ECCO  UN  ALTRO  VENEZIANO 
IL  PITTORE  GIOVANNI  ZAMBELLI 
CHE  I SUOI  CARI  HA  ABBRACCIATI  SENZA  UN  SINGHIOZZO 
E A UN  SUO  FRATELLINO 
CHE  S’ERA  A LUI  DISPERATAMENTE  AVVINGHIATO 
HA  DETTO  « SII  BUONO  SE  FORTE 
CHÈ  PRESSO  IL  BABBO  HAI  DA  FAR  LE  MIE  VECI  ” 


ULTIMO  IL  MANTOVANO  CARLO  POMA 
MEDICO  E POETA 

DI  PROFONDI  STUDI  E D’ARGUTO  INGEGNO 
DEVOTO  A DANTE  E AD  OMERO 
CUI  LE  SORELLE  LA  SUA  MAGGIOR  PENA  INTUENDO 
NELL’ASTINENZA  DI  LIBRI 
INTERI  CANTI  DEL  DIVINO  POEMA 
E SONETTI  E CANZONI  DEL  PETRARCA 
NELLA  BIANCHERIA  MANDAVAN  COPIATI 
IN  QUEI  LINI  OV’EGLI  AVE  A SCRITTO 


« MAMMA  SI  CONSOLI 

CHÈ  DURANTE  IL  PROCESSO  IO  NON  COMMISI 
L'OMBRA  D’UNA  VILTÀ” 

POI  CH'EGLI  EBBE  SAPUTA  LA  SUA  CONDANNA 
DISSE  AL  FRATELLO  LUIGI 
« DOMANI  POTRÒ  FINALMENTE  VEDERE 
CHE  COSA  VI  SIA  NEL  SOLE  ” 

DUE  VOLTE  FU  VISTO  IMPALLIDIRE 
QUANDO  NELL'ANDARE  AL  SUPPLIZIO 
GLI  GIUNSE  DA  CASA  SUA 
UN  GRIDO  CHE  GLI  ENTRÒ  NELL'ANIMA 
E QUANDO  IL  BEL  VOLTO 
DOPO  CH'EGLI  EBBE  SOFFERTO 
IL  SUPPLIZIO  DI  QUATTRO  SUPPLIZI 
E IL  SUO  CHE  PER  CRUDEL  PRIVILEGIO 
DURÒ  DIECI  MINUTI 

SERENO  NEL  SACRO  PALLOR  DELLA  MORTE 
PENDETTE  DALLA  FORCA  DI  BELFIORE 
PER  QUELL'ANNO  ALFIN  SAZIA 

ALL'ALBA  DEL  GIORNO  DOPO 
COME  UN'ANGELICA  APPARIZIONE 
UNA  PIA  GENTIL  GIOVINETTA 
CARLOTTA  BONORIS 


DEPONEVA  SUGLI  SPALTI  DI  BELFIORE 
UNA  CORONA  PREGANDO  PACE 
ALLE  ANIME  DE'  MARTIRI 
DILEGUANDOSI  POI  TRA  LA  NEBBIA 
MA  LA  CORONA  FU  SEQUESTRATA 
IN  NOME  DELL'IMPERATORE  DEGLI  IMPICCATI 
NEMICO  DI  PACE 
ANCHE  ALLE  LORO  ANIME 

Coi  cinque  martiri  furon  condannati  come  rei  di  alto  tradimento,  alla  pena  capitale: 
GIOVANNI  PAGANONI,  al  quale  fu  commutata  la  pena  **  per  essersi  dimostrato 
meno  attivo  ” in  12  anni  di  carcere  in  ferri  — GIULIO  FACCIOLI  con  la  stessa 
commutazione  **  per  aver  dimostrato  grande  pentimento  **  — ANGELO  MANGILI, 
al  quale  fu  commutata  in  8 anni  della  stessa  pena  **  per  aver  da  qualche  tempo  tron- 
cata la  relazione  coi  cospiratori  **  — GIUSEPPE  QUINT AVALLE  con  la  stessa 
commutazione  **  per  la  sua  antecedente  illibata  condotta  **  — GIUSEPPE  OTTO- 
NELLI,  al  quale  fu  commutata  in  4 anni  della  stessa  pena  **  perchè  di  antecedente 
incensurabile  condotta  e sedotto 


INTANTO  ALACRE  PROSEGUE 
A STRINGERE  IL  KRAUS  LE  MAGLIE  ALLA  RETE  INSIDIOSA 

DELL'INIQUO  PROCESSO 

E NUOVE  VITTIME  INTRICA  PER  L'ANNO  NUOVO 
MENTRE  IN  ESSE  MISERAMENTE  TRAVOLTO 
L'INGEGNERE  TOGNINI 
VINTO  DAL  RIMORSO  E DAL  DOLORE 
D'AVER  NELLE  SUE  DEPOSIZIONI 
INVOLONTARIAMENTE  NUOCIUTO  AL  PINZI 
È DIVENTATO  PAZZO 


ED  ECCO  ANCORA 

I TRE  IMPICCATI  DEL  3 MARZO  1853 

IL  CONTE  CARLO  MONTANARI 
FIERO  REPUBBLICANO 

NOBILE  NEL  NOME  NOBILE  NELL'ANIMO 
NOBILE  NELLA  VITA  E NELLA  MORTE 
CONSIGLIATO  PRIA  DELL'ARRESTO 
A PORSI  IN  SALVO  CON  LA  FUGA 
RISPONDEVA  «S'IO  FOSSI  SICURO 
FUGGENDO  D' ESSER  FATTO  RE  D'ITALIA 
E QUI  RIMANENDO  D'ESSERE  IMPICCATO 
QUI  RESTEREI 

CHÉ  LA  DISERZIONE  AVVILISCE  LA  CAUSA  CHE  SI  SERVE  " 

FINO  ALL'ULTIMO  GIORNO 
ALLA  PIANGENTE  MADRE  OTTUAGENARIA 
CHE  IGNORAVA  ESSER  PER  L'AUSTRIA 
SANTITÀ  DI  AFFETTI  E DI  MORTE  ARGOMENTO  DI  SCHERNO 

FU  DATA  SPERANZA 

RIPETENDOLE  « CHE  SI  AVREBBE  CONDANNA 
MA  CONDANNA  A PENA  NON  LUNGA  " 

POCO  INFATTI  PENÒ 
LO  STOICO  MARTIRE  VERONESE 


CHE  A LEI  MANTENNE  LA  SACRA  PAROLA 
DATALE  COL  BACIO  SUPREMO 
«IO  SONO  UN  UOMO  D'ONORE 
E TALE  MI  MUOIO  " 


LO  SEGUE  L'UMIL  PRETE  DI  REVERE 
BARTOLOMEO  GRAZIOLI 
CHE  SEMPRE  VISSUTO  IN  SANTA  SEMPLICITÀ 
CON  SANTA  SEMPLICITÀ  VA  A MORIRE 
MENTRE  ALL’ANGELICO  MONSIGNOR  LUIGI  MARTINI 
CHE  LO  CONFORTAVA  AD  UN  TRATTO  EGLI  DICE 
O GUARDA  AMICO  MIO  LO  SMEMORATO  CH’IO  SONO 
STAMANI  AVREI  DOVUTO  FAR  A MENO 
D’INDOSSAR  QUESTE  MUTANDE  DI  LANA 
CHE  SON  QUASI  NUOVE 
E SONO  ORA  A ME  INUTILI 
MENTRE  AVREBBER  POTUTO  SERVIRE 
A QUALCHE  MISERO  POCO  VESTITO  ” 


ULTIMO  TITO  SPERI 

FORTE  E GENTIL  CAVALIERE  DINANZI  ALLA  FORCA 
COME  IN  TORNEO  D’ONORE 


EI  CHE  DOVEA  SALIRLA  PER  IL  PRIMO 
CHIESE  IN  GRAZIA  DI  CEDERE  IL  PASSO 
IN  SEGNO  DI  REVERENZA 
AL  NOBIL  PATRÌZIO  E AL  PIO  SACERDOTE 

ED  EI  CHE  A CARLO  CAVALLETTO 
AMICO  DEL  CORE 

AVEA  SCRITTO  « UNA  COSA  TI  DICO  ED  È QUESTA 
IO  NON  VADO  ALLA  FORCA  MA  A NOZZE 
E TANTA  È LA  MIA  GIOIA 

CHTO  NON  COMPRENDO  IL  PERCHÈ  TUTTI  GLI  UOMINI 
NON  SI  PERSUADANO  A FARSI  APPICCARE  ” 
DEGNO  FIGLIO  DELLA  LIONESSA  DTTALIA 
SI  GITTÒ  IN  BRACCIO  ALLA  MORTE 
CHE  AVEA  TANTE  VOLTE  SENZA  TREMARE 
FISSATA  IN  FACCIA 


Altre  ventiquattro  sentenze  di  morte  avea  segnato  if  Consiglio  di  Guerra,  le  quali  fu- 
ron  poi  commutate  in  due  secoli  e mezzo  di  carcere  duro*  Una  contro  ATTILIO 
MORI  che  in  sua  casa  accoglieva  i patriotti  nelle  segrete  riunioni  ma  che  in  quindici 
mesi  di  prigionia  alle  insidie  e alle  minacele  del  Kraus  rispose  sempre  con  le  tre  stesse 
parole:  **  Non  so  niente  **  — Un*  altra  contro  LISI  ADE  PEDRONI,  1*  eroico  figliuolo 
del  farmacista  di  Gonzaga  e che  del  padre,  cospiratore  fervente  promotore  ed  ospite 
nella  sua  bottega  di  patriottiche  radunanze,  s*  addossò  tutte  le  responsabilità  — E 
un*  altra  condanna  alla  morte  era  stata  segnata  contro  ANTONIO  LAZZATI,  ar- 
dente operoso  cospiratore,  agognata  preda  Milanese,  ma  che  il  vigile  amore  d*una 
donna  contese  per  otto  mesi  al  carnefice,  riuscendo  perfino  a trovare  un  nobile  sen- 
timento nell*  anima  d*un  Generale  austriaco*  Costui  nella  fuga  da  Milano  che  coronò 
del  trionfo  le  cinque  giornate  v*avea  lasciata  una  sua  figlioletta  presso  una  buona 
famiglia,  alla  quale,  ritornando,  si  dichiarò  pronto  a pagare  in  ogni  tempo  in  ogni 
occasione  il  suo  debito  di  gratitudine*  A quella  famiglia  ricorse  la  trepidante  donna 


\o 


innamorala  ed  ottenne  che  il  Generale  pagasse  il  suo  debito  paterno  chiedendo  al  Ra- 
detzky  la  vita  di  Antonio  La22ati  che,  superate  molte  difficoltà,  fo  infine  concessa. 
Ma  per  non  toglier  dalla  terna,  che  era  stata  ormai  decisa,  al  boia  un  impiccato, 
gli  fu  dato  in  cambio  il  prete  GRAZIOLI  che  altrimenti  sarebbe  stato  salvo.  Le 
condanne  contro  gli  altri  cospiratori  furono  così  ridotte  nella  senten2a  definitiva  del 
3 mar2o  1853:  GIUSEPPE  PINZI  e il  dottor  LUIGI  PASTRO  a 18  anni  di  car- 
cere duro  — ALBERTO  CAVALLETTO  e DOMENICO  FERNELLI  a 16  anni 

— ATTILIO  MORI,  in  considera2Ìone  della  **  sua  illibata  condotta  morale,  della  sua 
sincera  confessione  e del  dimostrato  pentimento  a 15  anni  — ANTONIO  LAZ- 
ZATI  **  pet  la  sua  migliorata  condotta  politica  in  questi  ultimi  tempi  a 15  anni 

— FERDINANDO  BOSIO  **  per  aver  colla  sua  confessione  somministrato  alla  giu- 
sti2ia  il  primo  appoggio  per  le  ulteriori  iavestiga2ioni  a 12  anni  — OMERO  ZA- 
NUCCHI  — DOMENICO  CESCONI  e GIOVANNI  NUVOLARI  per  dimostrato 
sincero  pentimento  ed  in  riguardo  alF  ultimo  anche  per  la  conosciuta  sua  o.aoratc22a 

— GIOVANNI  MALAMAN  e CARLO  MARCHI  per  la  minore  attività  spiegata 

a 12  anni  — LISI  ADE  PEDRONI  **  per  essersi  lasciato  indurre  dalla  sua  leggerc22a 
giovanile  LUIGI  DOLCI  **  per  essersi  lasciato  indurre  al  delitto  per  deboIe22a  di 
carattere  — GIOVANNI  VERGANI  **  per  avere  negli  ultimi  tempi  rifiutato  la 
ulteriore  sua  coopera2Ìone  **  e GIROLAMO  CALIARI  **  puramente  per  somma 
gra2ia  a 10  anni  — PIETRO  PAOLO  ARVEDI  — AUGUSTO  DONATELLI 
a 8 anni  — LUIGI  SEMENZA  — CARLO  AUGUSTO  FATTORI  per  la  mi- 
nore sua  attività  **  e ANNIBALE  BISESTI  **  per  essersi  lasciato  sedurre  in  causa 
della  stringente  sua  miseria  **  z S anni. 


DOPO  SEDICI  GIORNI 

VENNE  LA  FESTA  DEL  GIOVINE  IMPERATORE 
E IL  DÌ  J 9 DI  MARZO 

CON  GENEROSO  ATTO  DI  SOVRANA  CLEMENZA 
SOSPESE  IL  PROCESSO  DI  MANTOVA 
CONDONANDO  LE  PENE  AI  CONDANNATI 


MA  TRA  ESSI  UNO  IN  QUE'  GIORNI 
IL  TRIBUNALE  AVEA  DESTINATO  ALLA  FORCA 


ONDE  IL  DECRETO  DI  CONDONO 
FU  PER  CONSENSO  IMPERIALE  TRATTENUTO 
QUELL'ORA  CHE  AL  BOIA  ERA  NECESSARIA 
A BENE  ESEGUIR  LA  SENTENZA 


COSÌ  QUESTA  VOLTA  IL  GRANDE  ASSASSINO 
VOLLE  ABBASSARSI  ALL'ASTUZIA  DEL  BORSAIUOLO 
RUBANDO  ALLA  CONCESSA  AMNISTIA 
UN  NUOVO  IMPICCATO 


FU  QUESTI  PIETRO  FRATTINI  DI  LEGNAGO 
MODESTO  AMANUENSE 
FIGLIO  D'UN  POVERO  CARRETTIERE 
MA  DI  FORTE  CORE  E D'ANIMO  ALTISSIMO 
CHE  AVEA  GIÀ  LASCIATO  IL  SUO  SANGUE 
NELLA  DIFESA  DI  ROMA  REPUBBLICANA 
RITORNANDONE  ZOPPO 
CHE  TRE  DÌ  INNANZI  DI  MORIRE 
SENTÌ  L'ITALIANO  DESÌO 
DI  LEGGERE  IL  POEMA  DI  DANTE 
RIMORDENDOGLI  NON  CONOSCERLO  ANCORA 
ONDE  L'ABBA  ESCLAMAVA 


« QUANDO  MAI  O DIVINO  ALIGHIERI 
PADRE  DI  NOSTRA  CIVILTÀ 
AVESTI  MIGLIORE  OMAGGIO  DI  QUESTO 
CHE  TI  RESE  UN  UMIL  POPOLANO 
PRESSO  A DAR  LA  VITA  PER  AMOR  D’ITALIA 
E QUAL  MAI  COMMENTATORE 
POTÈ  MEGLIO  COMPRENDERE  TUTTA  LA  POESIA 
DEL  TUO  INFERNO  E DEL  TUO  PARADISO 
DI  QUELL’EROE  CHE  TRA  CEFFI  AUSTRIACI 
S’AVVIAVA  AL  MARTIRIO?  ” 

SALÌ  IL  FRATTINI  ALLA  FORCA 
LASCIANDO  SUL  PALCO  LA  GLORIOSA  STAMPELLA 
E ALLA  STORIA  L’INDIZIO  PIÙ  CERTO 
CHE  QUEL  GIORNO 
ERA  LA  FESTA  DELL’IMPERATORE 


DALLE  VIE  DI  MANTOVA 
S’ALZAVA  PER  L’AER  GREVE  IL  FIOCO  BAGLIORE 
DELLA  ILLUMINAZIONE 
CHE  IL  GOVERNATORE  AVEA  COMANDATA 
PROFILANDO  SINISTRAMENTE 
LA  VITTIMA  DONDOLANTE 
NELL’OSCURITÀ  DI  BELFIORE 


E S’ALZAVAN  LE  MISTICHE  NOTE 
DELL'INNO  DI  HAYDN 
ROMPENDO  IL  TETRO  SILENZIO 
NELLE  CARCERI  DI  SAN  DOMENICO 
ATTORNO  A UNA  VITTIMA  STESA 
AGONIZZANTE  SUL  LURIDO  PANCONE 
ERA  IL  DOTTOR  GIUSEPPE  MAGGI 
L'ARDITO  E SAGACE  COSPIRATOR  DI  VERONA 
CHE  I DISEGNI  DI  QUE'  FORTILIZI 
CARPITI  CON  MILLE  ASTUZIE  E MILLE  PERICOLI 

AVEA  NEL  '48 

CONSEGNATI  A CARL'ALBERTO  IN  VALEGGIO 
CHE  SFIDANDO  L'AUSTRIA  E IL  COLERA 
AVEA  RECATI  ALLA  "GRANDE  MENDICA" 
NOTIZIE  E SOCCORSI 
CHE  ARRESTATO  IL  16  LUGLIO  1852 
E GITTATO  IN  QUEL  CARCERE  IMMONDO 
MANI  E PIEDI  INCATENATI 
V'ERA  RIMASTO  COME  DIMENTICATO 
CONDANNATO  ALLA  FAME 
E A SAZIAR  QUELLA  DELLE  ZANZARE  CHE  A TORME 
GLI  PIAGAVANO  IL  VOLTO 
OTTO  MESI  DI  QUESTO  SUPPLIZIO 
L'AVEAN  RIDOTTO  PIÙ  OMBRA  CHE  UOMO 


QUANDO  IL  19  DI  MARZO 
UN  UFFIZIALE  ENTRÒ  NELLA  CELLA  IMMONDA 
ANNUNZIANDOGLI  L'AMNISTIA 
« SIETE  LIBERO  E POTETE  USCIRE  ” 
SORRISE  L'AGONIZZANTE 
CHE  NON  POTEA  MUOVERSI  NÈ  ESSER  MOSSO 
E CHE  LASCIÒ  QUELLA  TOMBA 
PER  ESSER  PORTATO  IN  UN'ALTRA 
CINQUE  GIORNI  DOPO 
LA  GAUDIOSA  FESTA  DELL'IMPERATORE 
DI  QUELL'ANIMA  AUSTRIACAMENTE  CRISTIANA 
PRONTA  A LARGIRE 
LA  VITA  E LA  LIBERTÀ  AI  MORIBONDI 


G>1  Frattini  ftt  condannato  a morte  per  alto  tradimento  il  dottor  FRANCESCO 
ROSSETTI  di  Cascina  Mozza  di  Milano,  il  quale  arrestato  c portato  a Mantova 
tentò  di  suicidarsi  ferendosi  alla  gola  con  una  lancetta  da  chirurgo*  La  condanna  gli 
fu  commutata  in  15  anni  di  carcere  duro  — FRANCESCO  TARTAROTTI 
veronese,  conduttore  addetto  alla  società  dei  Maestri  di  Posta,  fu  nello  stesso  tempo 
condannato  a 4 anni  di  arresto  in  fortezza. 


ALL'ALBA  DEL  4 LUGLIO  1855 
LA  FORCA  DI  MANTOVA 
RESE  L'ULTIMO  TRIBUTO  DI  DEVOZIONE 
A SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
E FU  IL  PIÙ  PREZIOSO 


PIETRO  FORTUNATO  CALVI 
NATO  IN  BRIANA  SUL  BRENTA 
D'UNA  MASCHIA  BELLEZZA  ITALICA 
AVEA  GIÀ  SFIDATA  L'AUSTRIA  NEL  '48 
ALLA  TESTA  DI  POCHI  CADORINI 
" QUANDO  SALTATO  SU  'L  LIMITE  DE  LA  STRADA 
AL  CONFINE  AUSTRIACO 
BIONDO  DIRITTO  IMMOBILE 
LEVÒ  IN  PUNTA  A LA  SPADA  PUR  FISO  AL  NEMICO  MIRANDO 
IL  FOGLIO  E 'L  PATTO  D'UDINE" 

E POI  IN  VENEZIA  ASSEDIATA 
E POI  DOPO  CINQUE  ANNI 
ANCOR  NEL  CADORE  SEMPRE  TENTANDO 
SPIEGARVI  LA  SUA  BANDIERA  DI  LIBERTÀ 

MA  L'AUSTRIA  CHE  CONTRO  L'EROE 
VANO  SAPEA  L'AVVENTARE 
L'ARMI  SUE  FORMIDABILI  IN  CAMPO  APERTO 
GLI  AVVENTÒ  CONTRO  I SUOI  POLIZIOTTI 
LO  AVVINGHIÒ  NELLE  SUE  PRIGIONI 
LO  CIRCUÌ  PER  DUE  ANNI 
CO'  SUOI  IMPLACABILI  INQUISITORI 
FINCHÉ  QUELLA  TEMUTA  ANIMA  DA  QUEL  TEMUTO  CORPO 
FE'  SEPARARE  DA'  SUOI  CARNEFICI 


MA  ATROCITÀ  DI  PERSECUZIONE  E DI  DOLORI 
NON  VALSERO  A SCUOTERE 
QUELLA  PURA  COSCIENZA 
« NULLA  — EI  DICEVA  — ASPETTO  DAGLI  UOMINI 
NULLA  AGLI  UOMINI  CHIEDO 
SEMPRE  VISSI  ONORATO 
ONORATO  IO  MORRÒ 

SIA  NEL  FONDO  D'UN  CARCERE  O ALTROVE 
E MAI  NÈ  PARENTI  NÈ  AMICI 
ARROSSIRANNO  DI  ME 
QUESTA  È LA  MIA  COSCIENZA 
IN  QUESTO  LA  MIA  SERENITÀ  " 

NON  VALSE  A TURBARLA 
IL  PENSIERO  DI  TERESA  DUODO 
LA  VIRTUOSA  ADORATA  FANCIULLA  DI  PADOVA 
CHE  NELLA  MORTE  DI  LUI 
VEDEVA  MORTA  PER  SÈ  OGNI  GIOIA  DI  VIVERE 
NÈ  LA  TURBÒ  IL  PENSIERO  DEL  GENITORE 
PIÙ  IMPIEGATO  AUSTRIACO  CHE  PADRE 
LA  CUI  PENNA  VENDUTA 
RICUSÒ  AL  FIGLIO  UNA  PAROLA  D'AFFETTO 
EI  SEMPRE  INTATTA  MANTENNE 
LA  SUA  SERENITÀ  D'UOMO  ONESTO 
LA  SUA  DIGNITÀ  DI  SOLDATO 


ADOPRANDO  IN  CARCERE  IL  TEMPO 
CHE  SAPEA  BREVE 

A STUDIAR  LTDIOMA  DI  SHAKESPEARE 
ANDANDO  AL  PATIBOLO  COL  SIGARO  IN  BOCCA 
CH'EI  DONÒ  ACCESO  A UNA  GUARDIA 
E FIGGENDO  L'ESTREMO  SGUARDO  AMMIRATO 
SUL  BEL  PAESAGGIO  DI  MANTOVA 
CH'EI  VEDEA  PER  LA  PRIMA  E PER  L’ULTIMA  VOLTA 
« NON  MAI  PIÙ  NOBIL  ALMA 
NON  MAI  SPRIGIONANDO  LANCIASTI 
A L' AVVENIR  D'ITALIA 

BELFIORE  OSCURA  FOSSA  D'AUSTRIACHE  FORCHE 
FULGENTE  ARA  DI  MARTIRI  ” 


DEGLI  INFAMI  PROCESSI 

NEI  QUALI  DIGUAZZÒ  L'INFERNAL  GENIO  DEL  KRAUS 
DI  PIANTO  ASSETATO  E DI  SANGUE 
L'ULTIMO  MANTOVANO  EPISODIO 
EBBE  NOME  ANGELO  RONCHI 
UN  ALTRO  MARTORIATO 
MORTO  DI  TISI 
IL  J7  MAGGIO  1856 
NEL  CASTELLO  DI  MANTOVA 


IL  GENNAIO  DEL  J857 

VENNE  L’IMPERATORE  CON  L'IMPERATRICE 
NELLE  SUE  TERRE  D'ITALIA 
DALLE  QUALI  CON  LEGITTIMA  COMPIACENZA 
VIDE  SORGERSI  INTORNO 
UNA  FITTA  FOLLA  DI  SCHELETRI 
A TESTIMONIARGLI  LA  SUA  POTENZA 
E IL  4 DI  MARZO  ANDÒ  A MANTOVA 
OVE  SUGLI  SPALTI  DI  BELFIORE 
UNDICI  SCHELETRI  LO  ASPETTAVANO 
PER  CHIEDERGLI  UNA  GRAZIA 

MONSIGNOR  LUIGI  MARTINI 
IL  BUON  PRETE  CONSOLATORE  DEGLI  IMPICCATI 
PARLÒ  PER  ESSI  ALL'IMPERATORE 
« DEH  FATE  CHE  QUELLE  MISERE  OSSA 
RIPOSINO  ALFINE  IN  TERRA  BENEDETTA 
COME  NEGLI  ULTIMI  ISTANTI 
GLI  SPIRITI  CHE  LE  ANIMAVANO 
RIPOSARONO  NEL  BENEDETTO  NOME  DI  GESÙ 

TALE  FU  IL  VOTO  ESTREMO 
CH'ESSI  COMMISERO  ALLA  MIA  FEDE 
DEH  FATE  SIRE  CHE  QUELLE  OSSA 
RIPOSINO  IN  TERRA  BENEDETTA  ” 


RISPOSE  L'IMPERATORE 

«CH'ERA  FACCENDA  CONTRARIA  ALLE  SUE  LEGGI" 
ED  EGLI  RISPOSE  IL  VERO 
CHÉ  LE  SUE  LEGGI  FURON  SEMPRE  CONTRARIE 
A OGNI  OPERA  DI  PIETÀ 


MOLTO  AVEA  LAVORATO  IN  QUEL  LUSTRO 
LA  FORCA  DI  BELFIORE 
E LE  ALTRE  FORCHE  DEL  LOMBARDO-VENETO 
NON  SERVIRONO  IN  VERITÀ 
CON  MINORE  ZELO  L'AMATO  MONARCA 


IL  25  GENNAIO  1852 
PIETRO  TEDESCHI 

PER  RESISTENZA  ALLA  FORZA  PUBBLICA 
ERA  STATO  FUCILATO  IN  MILANO 
E IL  GIORNO  DOPO  IN  VENEZIA 
COME  REI  NEL  TUMULTO 
DEL  22  MARZO  J848 

IN  CUI  TUTTI  GLI  ARSENALOTTI  AVEAN  TUMULTUATO 
UCCIDENDO  IL  COMANDANTE  DELL'ARSENALE 
MICHELE  GARBIZZA  E DOMENICO  GIAI 
ERANO  STATI  IMPICCATI 


MA  BEN  PIÙ  LARGA  MESSE  DI  VITTIME 
A SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
PROCURÒ  L'ANNO  DOPO 
IL  MOTO  MILANESE  DEL  6 FEBBRAIO 


CADDE  IN  QUEL  GIORNO  IN  PIAZZA  CASTELLO 
MASSACRATO  DAI  SOLDATI  AUSTRIACI 
IL  BERGAMASCO  ALFREDO  GERIAMMI 
EROE  DELLE  CINQUE  GIORNATE  E DELLA  DIFESA  DI  ROMA 

MORÌ  POCO  DOPO 
PER  LE  SEVIZIE  DEI  POLIZIOTTI 
IL  MILANESE  FERRARIO 
FARMACISTA  DELL'OSPEDALE  MAGGIORE 
MORIRONO  POI  PER  FERITE 
GIOVANNI  ANGHINONI  DI  BOZZOLO 
E GIOVAN  BATTISTA  RICCI  VENEZIANO 
STUDENTI  NELLA  UNIVERSITÀ  DI  PADOVA 


DEI  DUGENTOSESSANTA  CITTADINI  ARRESTATI 
QUINDICI  IN  QUATTRO  RIPRESE 
FURON  MANDATI  ALL'ESTREMO  SUPPLIZIO 
SESSANTASEI  ALL'ERGASTOLO 


I(  *1» 


Furono  giustiziati  ii  giorno  8 in  Milano  ELIGIO  BRIGATTI  di  Ronco,  di  25  anni, 
falegname  — LUIGI  PIAZZA  di  Cuggio,  di  anni  29,  pure  falegname  e il  suo  fra- 
telIoCAMILLO  PIAZZA  di  26  anni,  tipografo  — ALESSANDRO  SILVA  mila- 
nese, di  anni  32,  cappellaio  — BONAVENTURA  BROZZINI  di  Lugano,  di  47 
anni,  garzone  macellaio  — PIETRO  CANEVARI  di  Bobbio  in  Piemonte,  di  anni  23, 
facchino,  tutti  impiccati  in  Piazza  Castello,  meno  il  Canevari  che  fu  fucilato,  essen- 
dosi la  forca  stancata  prima  di  Radetzfcy. 

Furono  impiccati  il  giorno  10  nello  stesso  luogo  ANTONIO  CAVALLOTTI  mi- 
lanese, di  31  anno,  acquavitaio  — BORROMEO  DIOTTI  di  Cesano  Borromeo,  di 
40  anni,  falegname  —GIUSEPPE  MONTI  di  Milano,  di  36  anni,  falegname  — 
ALESSANDRO  SCANNINI  pavese,  di  56  anni,  maestro  privato  di  Casa  Greppi  di 
Milano,  povero  vecchio  ch^era  uscito  febbricitante  la  sera  del  6 per  provvedersi  di 
latte,  c che,  preso  in  mezzo  al  tumulto,  fu  arrestato,  nè  potè,  per  quante  autorevoli 
persone  vi  si  mettesser  di  mezzo,  esser  salvo. 

Furono  impiccati  il  giorno  14GIROLAMO  SAPORITI  di  Lonato  Cepino  presso  Como, 
di  26  anni,  lavorante  pettinato  — SIRO  TADDEI  di  Palmengo  nel  Canton  Ticino,  di 
27  anni,  lattaio  in  Milano,  nella  cui  bottega  furon  trovati  nascosti  due  fucili,  i quali 
cran  però  di  due  soldati  austriaci  feriti  ch'egli  avea  ricoverati  c assistiti. 

E furono  in  fine  impiccati  il  16  di  marzo  ANGELO  GALIMBERTI  milanese,  di  33 
anni,  calzolaio  — PIETRO  COLLA  detto  **  Diavolin  " milanese,  di  25  anni,  facchino 
— ANGELO  BISSI  detto  **  Babau  ",  anch'egli  facchino  di  Milano,  di  32  anni,  valoroso 
combattente  delle  Cinque  Giornate  e caldo  cospiratore. 

Tra  i moltissimi  arrestati  furon  pure,  con  sentenza  del  giudizio  statario  del  18  luglio, 
emanate  altre  condanne  a morte  che  furon  poi  commutate  con  sentenza  definitiva  del 
7 settembre,  condannando  i cittadini  GIOVANNI  ROSA  e CARLO  GALLI  ai  lavori 
forzati  con  ferri  pesanti  a vita,  e distribuendo  fra  gli  altri  complessivamente  8 secoli 
e mezzo  di  lavori  forzati  e arresti  in  fortezza  come  appresso: 

CARLO  CRIPPA  — LUIGI  BERTOLI  — AMADEO  RICCI  — GIACOMO 
CIOCCA  — ANGELO  FIGHETTI  — DOMENICO  FERRINI  — GIOVAN 
BATTISTA  CARTA  - CARLO  ARRIGONI  — ANTONIO  MAGANZA  — 
ANGELO  PRANDONI  — GIACOMO  COLOMBO  — ANTONIO  MORO  — 
AMBROGIO  MOLTINI  — FRANCESCO  GARZONIO  a 20  anni  ciascuno  — 
ANTONIO  CASATI  — FRANCESCO  BISSI  — FRANCESCO  COLOMBO  — 
PIETRO  BRONZATI  — LUIGI  OPIZZI  ed  ERCOLE  CARPANI,  a 18  anni  ciascuno 

— FRANCESCO  STRADA  — PIETRO  SUARDI  - FRANCESCO  GOLA  — 
GIUSEPPE  MERRINI  — CESARE  TREVISI  — ANTONIO  VITALI  — CARLO 
GIROTTI  — UGO  OPPIZIO  — GIUSEPPE  GARIBOLDI  — CARLO  MARELLI 

- LUIGI  PAGANI  — GIOVANNI  PEROLI  - CARLO  FERRINI  — ANGELO 
SANGALLI  — ANTONIO  RIVOLTA  — LUIGI  CRESPI  - VITTORE  FAC- 
aOLI  e GIACOMO  TAGLIABUE  a 15  anni  ciascuno  — SIRO  NEGRI  — LUIGI 
RADAELLI  — ANTONIO  BOTTINI  — AMBROGIO  PONCELLETTI  a 12 
anni  ciascuno  — L' ingegner  CARLO  SABBIONI  — ERCOLE  TORCHIANA  — 
AMBROGIO  GIUSSANI  — GIUSEPPE  VARISCO  — ANGELO  MOLTINI  — 


;:ii^ 


GIUSEPPE  NOVA  — PAOLO  LOMBARDI  — GIUSEPPE  e CARLO  BRUSA 
e GIUSEPPE  BANDERALI  a 10  anni  ciascuno  — Il  dottor  PAOLO  VELADINI 
e PAOLO  LONGONI  a 8 anni  ciascuno  — AGOSTINO  GALLI  a 6 anni  - VIN- 
CENZO BONFANTI  e GIOVANNI  TURRI  a 5 anni  ciascuno  — EBERARDO 
SCHWIEZ  e GIOVANNI  TRONCONI  a 2 anni  ciascuno. 

E NON  BASTANDO  ALLE  BRAME  IMPERIALI 
LE  VITTIME  DE’  SUOI  DOMINI 
NE'  DOMINI  ALTRUI  GLI  ESPERTI  CAGNOTTI 
' BRACCA VANGLI  ALTRA  PREDA 
ED  ECCO  I COMMISSARI  AUSTRIACI  IN  FERRARA 
COL  BENEPLACITO  DEL  PONTEFICE 
IMBASTIRE  UN  INFAME  PROCESSO 
PER  ALTO  TRADIMENTO 
E MANDARE  IL  J6  DI  MARZO 
TRE  BUONI  PATRIOTTI  ALLA  FORCA 
DOMENICO  MALAGUTTI 
DOTTORE  DI  SALETTA  DI  26  ANNI 
GIACOMO  SUCCI 

POSSIDENTE  FERRARESE  DI  48  ANNI 
LUIGI  PARMEGGIANI 
NEGOZIANTE  FERRARESE  DI  46  ANNI 

MA  POI  CHE  AVVENIVA  TALVOLTA 
NELL'OMAGGIO  ABBONDANTE  ALLA  BELVA  D' ASBURGO 
LA  CARNE  SUPERASSE  IL  CARNEFICE 


così  FURON  TUTTI  E TRE  FUCILATI 
PER  MANCANZA  D’UN  BOIA 


Nello  stesso  processo  il  Consiglio  di  guerra  austriaco  condannava  altri  patriotti  : STE- 
FANO BATTARA  a 15  anni  di  lavori  forzati  — il  dottor  GAETANO  UNGA- 
RELLI  — FRANCESCO  GANDINI  e ARISTIDE  DE  LUCA  a J2  anni  — VIN- 
CENZO BARLAAM  e GIOVANNI  PARESCHI  a JO  anni  e ANDREA  FRANCHI- 
BONOMI  a 8 anni  — ARISTIDE  DE  LUCA  non  sopportando  la  lunga  pena,  morì 
in  carcere  di  torture  tre  anni  dopo. 


E NELLE  CARCERI  INTANTO 
QUANTE  ALTRE  VITTIME  TROVA VAN  LA  MORTE 
COME  GIOVANNI  FORABOSCO  DI  CISON  TREVISANO 
NEL  '51  MORTO  DI  STRAZI 
NELLA  FORTEZZA  DI  THERESIENSTADT  IN  BOEMIA 
COME  DI  STRAZÌ  ERA  MORTO 
NELLA  FORTEZZA  DI  BRUNN  IN  MORAVIA 
IL  J5  SETTEMBRE  DEL  1853 
ALESSANDRO  VUCETI  ISTRIANO 
GIÀ  FATTO  DA  MANIN  CITTADINO  DI  VENEZIA 
PER  AVERLA  CON  GRAN  CORE  DIFESA 
E COME  DI  STRAZÌ  NELLA  FORTEZZA  DI  THERESIENSTADT 
ERA  PUR  MORTO  IL  9 OTTOBRE  DELLO  STESSO  ANNO 
GIOVANNI  ANTONIO  PASETTI  VENEZIANO 
PER  GLI  AVVENIMENTI  DEL  '48-'49 
CONDANNATO  DAL  TRIBUNALE  MILITARE  DI  VERONA 


MA  DELLE  VITTIME  NOTE  ED  IGNOTE 
IL  GRIDO  DI  DOLORE  FU  INTESO 
E SI  MOSSE  IL  RE  GUERRIERO 
E SI  SLANCIÒ  V EROE  DE'  DUE  MONDI 
E MANDÒ  LA  FRANCIA  I SUOI  FIGLI 
E FIORI  SULLE  TERRE  ITALIANE 
LA  PRIMAVERA  DEL  SANTO  RISCATTO 
PALESTRO  VARESE  MONTEBELLO  MAGENTA 
SAN  MARTINO  E SOLFERINO 


GLI  AUSTRIACI 

DURANTE  LA  DOMINAZIONE  E DURANTE  LA  GUERRA 
NELLA  VITTORIA  E NELLA  SCONFITTA 
SEMPRE  BRIGANTI 
EBBER  LA  GRATA  OCCASIONE 
ANCHE  FUGGENDO 

D’ OFFRIRE  ALTRO  SANGUE  INNOCENTE 
DI  VITTIME  INERMI 

ALLA  FERINA  MAESTÀ  DEL  LORO  SOVRANO 


NELLA  RITIRATA  DALLA  LOMBARDIA 
INVASERO  CASTELNUOVO 
E DOPO  AVERVI  TRUCIDATO 


IL  FARMACISTA  CAVATTONI 
CON  UN  SUO  FIGLIUOLO  ED  UN  SERVO 
GLI  ABBRUCIARON  LA  CASA 


IL  20  MAGGIO  1859 
SORSE  PER  GLI  AUSTRIACI 
CON  UN  SELVAGGIO  ASSASSINIO 
E TRAMONTÒ  CON  UNA  IGNOMINIOSA  SCONFITTA 

UN  CAPORALE  AUSTRIACO 
ALLA  TESTA  DELLA  SUA  BANDA 
PASSA  INNANZI  A UNA  ROZZA  CASA  CAMPESTRE 
VICINO  A TORRICELLA 

FUOR  DELLA  QUALE  SEDUTI  SOPRA  UNA  PANCA 
STAN  CIARLANDO  TRANQUILLI 
NOVE  POVERI  CONTADINI 
ENTRA  IN  CASA  E FRUGANDO  PER  TUTTO 
TROVA  UNA  VECCHIA  FIASCHETTA  DA  MUNIZIONE 
E A'  CONTADINI  ATTONITI 
ORDINA  : « ANDATECI  INNANZI  ” 

E LI  SPINGE  VERSO  CASTEGGIO 
PER  LA  STRADA  ROMERA 
OVE  INCONTRATO  IL  GENERALE  URBAN 
E SCAMBIATE  POCHE  TEDESCHE  PAROLE 


QUESTI  INGIUNGE  A SUA  VOLTA 
A'  CONTADINI  ACCENNANDO  UN  SENTIERO 
FIANCHEGGIANTE  LA  VIA  MAESTRA: 

« ANDATE  ANDATE  PER  LÀ 
MA  SENZA  VOLTARVI  INDIETRO....  ” 

ED  ESSI  VANNO  SENZA  VOLTARSI 
VANNO  ATTONITI  SENZA  COMPRENDERE 
VANNO  FIN  CHE  UNA  SCARICA 
TUONA  ALLE  LORO  SPALLE 
E LI  STENDE  TUTTI  IN  UN  LAGO  DI  SANGUE 


Cinque  cran  della  famiglia  CIGNOLl  : PIETRO  sessantenne  — ANTONIO  cinquan- 
tenne — GIROLAMO  di  35  anni,  c 1 due  giovinetti  CARLO  di  J9  anni  e BAR- 
TOLOMEO di  17.  E v^eran  con  essi:  GIUSEPPE  RICCARDI  di  48  anni  — AN- 
TONIO SETTI  di  26  anni  — LUIGI  ACHILLI  di  18  anni  e un  misero  fanciullo 
quattordicenne  ERMENEGILDO  SAMPELLEGRINL 


LE  LORO  MISERE  SPOGLIE 
RIMASER  DUE  GIORNI  IN  MEZZO  ALLA  STRADA 
SOLO  IL  VECCHIO  CIGNOLl 
CUI  RESTAVA  ANCORA  UN  FIL  DI  VITA 
FU  DA  ALCUNI  PIETOSI 
TRASPORTATO  ALL'OSPEDALE  DI  VOGHERA 
OVE  DOPO  QUATTRO  GIORNI  DI  SPASIMI 
MORÌ  MORMORANDO  QUATTRO  PAROLE 
GH'  EGLI  AVEA  RIPETUTE  AD  OGNI  SOSPIRO 


LAMENTO  E MALEDIZIONE 
« ERO  INNOCENTE  COME  CRISTO  ” 

SULLA  TOMBA  DELLE  NOVE  VITTIME 
L’ ODIO  CHE  ANCOR  DURA  CONTRO  I CARNEFICI 
BENE  INCISE  IL  GUERRAZZI 
« FRA  GENTE  ITALICA  E AUSTRIACA 
IN  OGNI  TEMPO  IN  OGNI  LOCO 
PATTO  IL  SEPOLCRO  TREGUA  LA  MORTE  ” 


NELLO  STESSO  GIORNO 
PRESSO  IL  VILLAGGIO  DI  CASATISMA 
SEI  USSERI  BRIACHI 

VISTO  SU  UN  ALBERO  UN  MISERO  CONTADINELLO 
GIUSEPPE  MORONI  APPENA  DICIASSETTENNE 
NE  FECERO  A GARA  IL  LOR  BERSAGLIO 
E COM’EI  CADDE  GIÙ  CRIVELLATO  DI  FERITE 
LO  FINIRONO  A COLPI  DI  SCIABOLA 


Nella  caccia  selvaggia  che  il  20  maggio  dettero  gli  Austriaci  in  quelle  campagne  ai 
poveri  contadini,  altri  due  giovinetti,  GIUSEPPE  SFORZINI  sedicenne  e GIOVANNI 
MOLINELLI  diciannovenne  furon  feriti  nelle  gambe  e ridotti  2oppi  ; e altri  giovani, 
GIULIO  PRIGIONI  — GIUSEPPE  BERNINI  — GIOVANNI  ROSSI  e CARLO 
RIZZALE,  còlti  mentre  fuggivano,  furon  sottoposti  alfa  bastonatura.  E oltre  i giova- 
netti eran  vittime  preferite  i vecchi  : GIUSEPPE  BAGGINI,  agente  di  Casa  D^Adda, 
settuagenario,  essendosi  rifiutato  di  dire  ove  trova  vasi  l'esercito  piemontese,  ebbe  70 
colpi  di  bastone* 


iV'^ 


E IL  J4  GIUGNO  IN  VENEZIA 
NELLA  VIA  PISCINA  SAN  FANTINO 
MENTRE  ESULTANTE  IL  POPOLO 
GRIDAVA  EVVIVA  ALLA  GUERRA 
SPERANDOLA  ANCHE  PER  SÉ  LIBERATRICE 
UNA  MASNADA  AUSTRIACA 
GLI  INERMI  CITTADINI  ASSALENDO 
A FUCILATE  E BAIONETTATE 
UCCIDEVA  LUIGI  SCOLARI 

E UN'ALTRA  MASNADA  IL  13  SETTEMBRE 
ASSASSINAVA  A COLPI  DI  BAIONETTA 
IL  CONTADINO  ANTONIO  PESCE  DI  MIRANDO 
E POI  CHE  IL  VENETO 
RIMASE  ANCORA  SOTTO  GLI  ARTIGLI 
DELLA  BELVA  DI  VIENNA 
ALTRE  VITTIME  GIACQUERO  DILANIATE 
NEGLI  ANNI  CHE  SEGUIRONO 

IL  29  SETTEMBRE  1860 
UN  UMILE  GIOVINETTO 
MA  RICCO  DI  MATURATO  AMORE  ALL'  ITALIA 
LUIGI  LENOTTI 

DICIANNOVENNE  MURATORE  DI  BARDOLINO 


PERCHÈ  AVEA  PARLATO  DI  LIBERTÀ  E DI  PATRIA 
A QUALCHE  UNGHERESE 
DELL'ESERCITO  AUSTRIACO 
FU  FUCILATO  IN  VERONA 
E ALTRI  UMILI  MARTIRI 
IN  QUELL’ANNO  E NEGLI  ANNI  SEGUENTI 
SI  IMMOLARONO  SULL’ALTARE  DELL’  UNITÀ  NAZIONALE 
GIROLAMO  PEGORARI  OPERAIO  TRENTOTTENNE 
FUCILATO  IN  ROVIGO  IL  7 NOVEMBRE  1860 
ANTONIO  TURCATO  DI  CASTELFRANCO 
FUCILATO  IN  VICENZA  IL  21  DICEMBRE  1860 
DOMENICO  BOLTOIA  ERBIVENDOLO  DI  VALDOBBIADENE 
FUCILATO  IN  GORIZIA  IL  27  APRILE  J86J 
LUIGI  SCARSELLINI  VENEZIANO 
IMPIEGATO  AL  MUNICIPIO  DI  VICENZA 
CACCIATO  IN  CARCERE  E BATTUTO  A SANGUE 
MORTO  NELL’OSPEDALE  MILITARE  IL  t6  APRILE  1862 

E QUANDO  NEL  MILLEOTTOCENTOSESSANTASEI 
MOSSE  L’ITALIA  A SPEZZAR  LE  CATENE 
DELLA  REGINA  ADRIACA 
ULTIME  AUSTRIACHE  PRODEZZE 
FURONO 

LA  FUCILAZIONE  DI  LUIGI  PIRON  DI  PIAVE 


E DI  BELLEZZA  DI  POLESELLA 
LA  SERA  DEL  21  GIUGNO 

LUNGO  LA  SPONDA  DI  SANTA  MARIA  MADDALENA 
E LA  SERA  DEL  6 OTTOBRE 
LE  BAIONETTATE  NELLA  SCHIENA 
ALLA  INFELICE  CARLOTTA  ASCHIERI 
VENTICINQUENNE  E INCINTA 
TRUCIDATA  NEL  CAFFÈ  ZAMPI  IN  VERONA 
DURANTE  UN  TUMULTO 
PROVOCATO  DAI  DEGNISSIMI  UFFIZIALI 
DI  SUA  TIRANNÌA  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 


MA  AD  ATTINGERLE  LAGRIME  E SANGUE 
ALTRE  TERRE  RESTAVAN  D'ITALIA 
ALLE  SUE  MULTILINGUE  ORDE  DI  BARBARI 


GIÀ  IL  FEROCE  CONTE  HOHENWARTH 
AVEA  SOTTOPOSTO  NEL  '60  IL  TRENTINO 
AL  REGIME  DEL  TERRORE 

. RUBANDO  PERQUISENDO  ARRESTANDO  BASTONANDO 
A TRENTO  A RIVA  A ROVERETO 
RELEGANDO  I MIGLIORI  CITTADINI 
IN  BOEMIA  IN  MORAVIA  NELLA  STIRIA 


TRA  I QUALI  IL  VENERANDO  TITO  DE  BASSETTI 
PIÙ  CHE  OTTANTENNE 

SCIOGLIENDO  MUNICIPI  E CAMERE  COMMERCIALI 
PERCHÈ  PROCLAMANTISI  ITALIANI 
E IMPRIGIONANDONE  PODESTÀ  E PRESIDENTI 
TRA  I QUALI  IL  VECCHIO  COFLER 
CHE  LA  PENA  SOFFERTA  TRASSE  AL  SEPOLCRO 
ARCHITETTANDO  INFAMI  PROCESSI 
SU  DELAZIONI  DI  POLIZIOTTI  E DI  GESUITI 
COME  QUELLO  DEL  '64 

CHE  A'  QUINDICI  CONDANNATI  PER  ALTO  TRADIMENTO 
DISTRIBUIVA  83  ANNI  DI  CARCERE  DURO 


I condannati  furono  : VINCENZO  ANDREIS  di  29  anni  caffettiere  di  Riva  — LUIGI 
BUFFI  detto  Tomai  di  28  anni  contadino  di  Saone  — GIUSEPPE  CANELLA 
d^anni  34  farmacista,  di  Rovereto  — ED  VINO  CHIMELLI  di  23  anni  di  Pergine 
— EMILIO  CANDELPERGHER  di  28  anni  dottore  in  legge  in  Rovereto  — GIO- 
VANNI QMONETTI  di  27  anni,  contadino  di  Nago  — ALFONSO  FORRADORI 
di  26  anni  di  Rovereto  — MATTEO  FUITEN  di  24  anni,  negoziante  di  Riva  — 
ANDREA  MARCHIORI  di  27  anni,  contadino  di  Saone  — LUIGI  MOGGIO  di 
24  anni,  negoziante  di  CIcs  — POMPEO  PANIZZA  di  29  anni,  praticante  d^avvo- 
catura  in  Pergine  — GIACOMO  PR ANDINI  detto  **  Bertana  d^anni  44,  conta- 
dino di  Roncone  — GIOVAN  BATTISTA  SALVAREZZA  detto  **  Mincio  operaio 
di  Tione  — GIACOMO  TAMANINI  ventenne,  ingegnere  direttore  delle  miniere  di 
Breguzzo  — ANDREA  ZANIBONI  di  32  anni,  negoziante  di  Riva. 


GIÀ  CON  LA  VIOLENZA  E L'ARBITRIO 
GLI  AUSTRIACI  LUOGOTENENTI 
AVEAN  TENTATA  L'IMPOSSIBILE  IMPRESA 
D'INTEDESCARE  LA  VENEZIA  GIULIA 


ITALIANA  NELLA  POSITURA  CHE  DIO  LE  HA  DATA 
ITALIANA  NEI  NOMI  DELLE  SUE  CITTÀ 
ITALIANA  NELLA  LINGUA 
ITALIANA  FIN  DAGLI  ALBORI  DELLA  SUA  STORIA 
CHE  CONTRO  OGNI  SORTA  DI  INVASORI 
QUADI  MARCOMANNI  SLAVI  E LONGOBARDI 
SEMPRE  MANTENNE  FEDE  ALLE  ORIGINI 
CHE  NEL  1523 

QUANDO  UN  CAPITANO  IMPERIALE 
VOLLE  INTRODURRE  LA  LINGUA  TEDESCA 
NEGLI  USI  GIURIDICI 

AVEA  RISPOSTO  CON  LA  VOCE  ALTA  E SICURA 
DEL  COMUNE  TRIESTINO 
« CUM  LATINI  SIMUS 
LINGUAM  IGNORAMUS  TEUTONICAM 
- POICHÉ  NOI  SIAMO  LATINI 
IGNORIAMO  LA  LINGUA  TEDESCA  --  ” 

CHE  NEL  1724 

AVEA  VISTO  I VASI  D’ORO  TEMPESTATI  DI  GEMME 
E I DUE  RICCHI  PIVIALI 
RICAMATI  DALLA  IMPERATRICE  ELEONORA  . 

E COME  VOTO  D’AMISTÀ  TRA  I DUE  POPOLI 
DA  LEI  DONATI  A SAN  GIUSTO 
DISTRUTTI  IL  3 GIUGNO  DALLA  FOLGORE 


GUIZZANTE  DAL  CAMPANILE  ALLA  CHIESA 
OVE  NON  ALTRO  DISTRUSSE 
AVVERTIMENTO  A'  TRIESTINI  DAL  CIELO 
DI  RIGETTARE  IL  VOTO  IMPERIALE 
DI  CONSIDERAR  SEMPRE  L'AUSTRIA  NEMICA 
CHE  PASSATA  LA  RICONSACRAZIONE  NAPOLEONICA 
BREVE  MA  SOLENNE 
DELLA  SUA  LATINITÀ 
TENNE  SEMPRE  CON  ONORE 
IL  POSTO  RICONOSCIUTOLE  DA  MAZZINI 
DI  SENTINELLA  DTTALIA 

CHE  ALLOR  QUANDO  NEL  '48  LA  REPUBBLICA  DI  VENEZIA 
GRIDAVA  « SAN  MARCO  " 

AVEA  RISPOSTO  « SAN  MARCO  E SAN  GIUSTO  " 

E LE  AVEA  DATO  IN  DIFESA 
LA  LEGIONE  DALMATO-ISTRIANA 
CHE  AVEA  DATI  ALLA  REPUBBLICA  DI  ROMA 
I SUOI  ZAMBONI  I SUOI  LEVI  I SUOI  BRUFFEL 
E IL  SUO  GIACOMO  VENEZIAN 
MORTO  DA  EROE  A VILLA  SPADA 
CHE  AD  OGNI  RIVOLUZIONE  A OGNI  GUERRA 
PER  L'INDIPENDENZA  ITALIANA 
AVEA  DATI  I SUOI  FIGLI  MIGLIORI 
SEMPRE  CON  UNA  FEDE  SEMPRE  CON  UNA  SPEME 


LA  VENEZIA  GIULIA  È ITALIA 
ALL’ITALIA  TORNERÀ  LA  VENEZIA  GIULIA 


E POI  CH'ESSA  ANCHE  DOPO  IL  SESSANTASEI 
IN  QUESTA  FEDE  E IN  QUESTA  SPEME  RAFFORZASI 
IL  GOVERNO  AUSTRIACO 
CHE  NON  POTÈ  MAI  INTEDESCARLA 
TENTA  DARLE  UN'ANIMA  SLAVA 
E ROVESCIA  DALLE  CAMPAGNE  IN  TRIESTE 
LA  MASSA  DEI  VILLICI  SLOVENI 
PROTETTI  DALLA  TRUPPA 
CHE  IL  J3  LUGLIO  1867 
FACENDO  FUOCO  CONTRO  I TRIESTINI 
RIBELLATISI  ALLA  NUOVA  SOPRAFFAZIONE 
DUE  NUOVE  GRADITE  VITTIME 
OFFRE  AL  TIRANNO  ASBURGHESE 


NON  IMPORTA  - TRIESTE 
COMBATTE  IN  OGNI  ORA  DI  OGNI  GIORNO 
CONTRO  IL  NEMICO  DI  OGNI  GIORNO  IN  OGNI  ORA 
CON  LA  SOCIETÀ  GINNASTICA 
CHE  A'  GIOVANI  NEL  VIGOR  DELLE  MEMBRA 
COLTIVA  LE  RIBELLIONI  DELLO  SPIRITO 


CON  LA  LEGA  NAZIONALE 
CHE  CONTENDE  OGNI  LEMBO  DI  TERRA  ITALIANA 
COL  VIGILE  E COSTANTE  PENSIERO 
E CON  L'AZIONE  PRONTA  E RISOLUTA  D'OGNI  SUO  FIGLIO 
IN  OGNI  LUOGO  IN  OGNI  TEMPO  IN  OGNI  OCCASIONE 


FRA  IL  77  E U 80 

L'AUSTRIA  CACCIA  IN  BANDO  GIORNALISTI  MOLESTI 


UGO  SOGLIANI  direttore  del  giornale  **  II  nuovo  Tergesteo  **  e M*  SACCOMANNO 
direttore  del  periodico  **  Il  Goriciano  banditi  nel  luglio  1877. 


ARRESTA  PER  ALTO  TRADIMENTO 
STUDENTI  TROPPO  ARDITI 

SALVATORE  BARZILAI  — SALOMONE  MORPURGO  — ENRICO  PAREN- 
ZAN  — GIACOMO  e VITTORIO  VENEZIAN  — UGO  ZANARDI  e RIC- 
CARDO ZAMPIERI,  arrestati  il  5 ottobre  1878. 


DISCIOGLIE  I CONSIGLI  COMUNALI 
CHE  NON  FESTEGGIAN  LE  TRUPPE  REDUCI  DALLA  BOSNIA 
GITTA  IN  CARCERE  CITTADINI  PERICOLOSI 

I triestini  MENEGHINI  — REZINI  e BENDER  condannati  nel  novembre  *78 
dalle  Assise  di  Lubiana  per  diffusione  di  proclami  antiaustriaci  ; e tutti  i redattori  del 
**  Goriziano  **  condannati  dalle  Assise  di  Graz,  dei  quali  due,  A.  TABAI  e G.  VINCI 
si  salvarono  evadendo  dalle  carceri  di  Gorizia. 


ALTRI  NE  MANDA  A POPOLARE  GLI  ERGASTOLI 
OVE  ALTRE  VITTIME  GENEROSE 
STAN  CONSUMANDO  LA  VITA 


UGO  ZANARDI  — DELFINO  MENOTTI  — ATTILIO  ed  EMILIO  MORTERA 
GUSTAVO  FABRICCI  ed  altri  condannati  nel  febbraio  J879  negli  ergastoli  di  Ca- 
podistria e Gradisca  ; SIGISMONDO  STELLA  e ALESSANDRO  REG AZZINI  con- 
dannati nel  luglio  a due  anni  di  carcere  — tutti  in  seguito  a esplosione  di  petardi  — 
e RAIMONDO  BÀTTERÀ  per  diffusione  di  proclami  irredentisti. 


GIÀ  CONDANNATO  DALLE  ASSISE  DI  GRAZ 
PER  REATO  DI  COSPIRAZIONE 
NELL’ERGASTOLO  DI  SUBEN 
SPEGNEVASI  IL  1°  AGOSTO  J88J 
UMILE  MARTIRE  D' UN  IDEALE  NOBILISSIMO 
IL  FALEGNAME  CARLO  JAMSCEG  DI  GORIZIA 


MA  ECCO  APPUNTO  IN  QUELL'ANNO 
IL  RE  D'ITALIA  VA  A VISITARE  IN  VIENNA 
IL  TIRANNO  DELLA  VENEZIA  GIULIA 

SON  DUNQUE  VANE  LE  RIBELLIONI  DE'  PATRIOTTI 
VANI  I SACRIFIZI  SOFFERTI? 

NON  IMPORTA  - TRIESTE 
SEGUITA  A LOTTARE  CON  LA  STESSA  FEDE 
CON  LA  STESSA  FEDE  A SPERARE 


E AL  MINISTRO  CHE  ACCOMPAGNA  IL  RE 
GRIDA  UN  RICORDO  CH’  È UN  ATROCE  RIMPROVERO 
ANCHE  LA  VENEZIA  GIULIA  È ITALIA  ” 

MUORE  GARIBALDI 

IL  GRANDE  VECCHIO  EROE  CHE  AVEA  DETTO 
" PER  TRIESTE  E PER  U ISTRIA 
VERRÒ  A COMBATTERE  V ULTIMA  MIA  BATTAGLIA 
DOVESSI  FARMI  LEGAR  SUL  CAVALLO  ” 

IL  DOLORE  DE'  TRIESTINI 
DÀ  PRETESTO  A NUOVE  PERSECUZIONI 
A NUOVI  ARRESTI  A NUOVI  PROCESSI 

LUIGI  SCHIRONE  — RICOOTTI  GERVASIO  — ARTURO  CALTENBRUN- 
NER  c TEODORO  CNI  furono  arrestati  il  16  agosto  J882  per  raccolta  di  offerte 
per  un  monumento  a Garibaldi. 


E INTANTO  IL  CANCELLIERE  TEDESCO 
CORONA  UN  ANNO  D'INSIDIE 
D'IMPOSIZIONI  E DI  RICATTI 
TRASCINANDO  IL  20  MAGGIO  L'ITALIA 
AD  ALLEARSI  A'  DUE  IMPERI  BARBARICI 

NON  IMPORTA  - TRIESTE 
SI  FORTIFICA  ANCOR  PIÙ  NELLA  SUA  FEDE 
ANCOR  PIÙ  S'INFIAMMA  NELLA  SUA  SPERANZA 


E ALL'ITALIA  ALLEATA  DELL'AUSTRIA 
GRIDA  CON  UN  SINGULTO 
— « NO  IL  TUO  PATTO  NON  VALE 
IN  QUEST'ANNO  IO  COL  MIO  PATTO  L'ANNULLERÒ 
SCRIVENDO  NELLA  STORIA  COL  GIOVINE  SANGUE 
DEL  MIO  FIGLIO  PIÙ  BELLO  E PIÙ  PURO 
CHE  È ITALIA  ANCHE  LA  VENEZIA  GIULIA 
CHE  ANCHE  TRIESTE  È BELFIORE  " — 


TENERE  UN  POPOLO  SCHIAVO 
È VOLUTTÀ  CHE  APPAGA  OGNI  TIRANNO 
MA  NON  L'ASBURGHESE 

LA  CUI  TIRANNÌA  PIÙ  SPIETATA  D' OGNI  ALTRA 
VOLLE  CHE  IL  2 AGOSTO  1882 
RICORRENDO  IL  QUINTO  CENTENARIO 
DELLA  AGGREGAZIONE  DI  TRIESTE  ALL'AUSTRIA 
FOSSE  FESTEGGIATA 

DAL  POPOLO  SCHIAVO  LA  PRORIA  SCHIAVITÙ 


ED  ECCO  L' IMPERATORE 
AVVIARSI  GHIGNANDO  DA  VIENNA 
PER  GODERSI  IL  NUOVO  SPETTACOLO 


1 

) 


ED  ECCO  MOVERSI  PURE 
VERSO  LA  POVERA  CITTÀ  UMILIATA 
UN  GIOVINETTO  BIONDO 
SORRIDENTE  NEGLI  OCCHI  CERULI 
POI  CHE  RECA  NELLA  SICURA  COSCIENZA 
UN  GRANDE  ATTO  DECISO 

EI  VIENE  DA  ROMA 
ANTICA  MADRE  DELLA  SUA  TRIESTE 
DA  ROMA  DOVE  HA  RACCOLTO 
NELL'ANIMA  APERTA  A OGNI  APPELLO  VIRILE 
TUTTE  LE  VOCI  DE'  NUOVI  EROI 
CHE  LE  DONARONO  IL  FIOR  DELLA  VITA 
QUELLE  USCENTI  DAL  SACRO  GIANICOLO 
DI  LUCIANO  MANARA  DI  GOFFREDO  MAMELI 
D'ENRICO  DANDOLO  E D' EMILIO  MOROSINI 
E QUELLA  D'ENRICO  CAIROLI 
ALITANTE  TRA  LE  FRONDE 
DEL  MANDORLO  DI  VILLA  GLORI 
EI  VIENE  DA  ROMA  DA  ROMA 
ANTICA  MADRE  ORA  LIBERA 
DELLA  SUA  TRIESTE  ANCORA  SCHIAVA 
E ROMANO  È L'ATTO  CHE  IN  CORE  HA  DECISO 
ROMANO  È IL  DESTINO  CH'EGLI  S'È  SCELTO 


« OH  POTESSE  QUESTO  ATTO  CONDURRE 
LTTALIA  A GUERRA  CONTRO  IL  NOSTRO  NEMICO” 
COSÌ  IL  NUOVO  GIOVINE  EROE 
HA  SCRITTO  NEL  SUO  TESTAMENTO 

« EGLI  ANDÒ  NON  PER  UCCIDERE  ” DISSE  IL  POETA 
‘‘  MA  PER  ESSERE  UCCISO  ” 

OH  QUAL  POETA  PUÒ  DIRE 
LA  SUBLIME  POESIA 
CHE  IN  QUELL’ORA  IN  QUELL’ANIMA 
CANTA VAN  L’ODIO  E L’AMORE? 

CERTO  ANDAVA  A UN  DUELLO  MORTALE 
EI  GIOVINETTO  E POVERO 
CONTRO  IL  PIÙ  POTENTE  MONARCA 
E IL  PIÙ  SPIETATO  NELLA  SUA  POTENZA 
A UN  DUELLO  NEL  QUALE  EI  RECAVA 
DUE  BOMBE  CHIUSE  IN  UNA  VALIGIA 
CONTRO  UN  FEROCE  NIMICO 
BEN  CHIUSO  ENTRO  UNA  SELVA  DI  FUCILI  SPIANATI 
A UN  DUELLO  IN  CUI  UN  PICCOLO  CUORE 
PALPITANTE  DI  GIUSTA  VENDETTA 
SFIDAVA  UN  VASTO  E TERRIBILE  IMPERO 
CON  LA  SPERANZA  DI  COMMUOVERE  ALTRI  CUORI 
CON  LA  CERTEZZA  DI  ESSERNE  TRAFITTO 


PIÙ  SANTO  DI  SAN  GIORGIO 
A UN  DUELLO  MORTALE  EGLI  ANDAVA 
PER  UCCIDERE  UN  MOSTRO 
MA  SICURO  DI  RIMANERE  UCCISO 
DALLO  SPRUZZO  DEL  SUO  SANGUE  VENEFICO 


PER  IL  FRIULI  ORIENTALE 
SERENO  NELLA  IRREVOCABILE  IMPRESA 
ARMATO  DI  TUTTO  IL  SUO  ODIO 
ARMATO  DI  TUTTO  IL  SUO  AMORE 
S’AVANZA  IL  BIONDO  EROE  GIOVINETTO 
AL  DESIATO  CIMENTO 

NÈ  MENTRE  VA  INCONTRO  AL  FORMIDABIL  MOSTRO 
PUÒ  BADARE  ALLO  SCHIFOSO  RETTILE 
CHE  GLI  STRISCIA  FRA  I PIEDI 


ED  ECCOLO  A RONCHI 
LA  SPIA  BALDASSI  LO  DENUNZIA 
I GENDARMI  LO  ARRESTANO 
ED  EI  RAGGIUNGE  LA  SUA  TRIESTE 
MA  IN  MEZZO  A DUE  FILE  DI  SGHERRI 
È PROCESSATO  È DANNATO  ALLA  MORTE 
E ALL'ALBA  DEL  20  DICEMBRE 


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DAL  CORTILE  SULLE  MURA  DELLA  PRIGIONE 
PIEGA  LA  SUA  LUGUBRE  OMBRA  LA  FORCA 
RIZZATA  NELLA  NOTTE  DAL  SIGNOR  WILLENBACHER 
IL  VECCHIO  BOIA  DI  VIENNA 

IL  GIOVINETTO  ASCOLTÒ  LA  SUA  CONDANNA 
SENZA  IMPALLIDIRE 

USCÌ  CON  PASSO  FERMO  DALLA  SUA  CELLA 
GITTANDO  LA  SIGARETTA  CHE  AVEVA  ACCESA  DA  POCO 
PRONTO  COSÌ  A GITTAR  LA  VITA 
CHE  APPENA  AVEA  COMINCIATA  A VIVERE 
E GIUNTO  INNANZI  AL  PATIBOLO 
DISSE  A VOCE  ALTA  E SICURA 
« IO  MOIO  ESULTANTE  PERCHÈ  LA  MIA  MORTE 
GIOVERÀ  A RIUNIRE  ALLA  PATRIA 
LA  MIA  CARA  TRIESTE . . . . " 

IL  RULLO  DEI  TAMBURI  LO  INTERRUPPE 
DELLA  SUA  VOCE  PIÙ  ALTO  MA  NON  PIÙ  SICURO 
ED  EI  PASSÒ  NEL  CAPESTRO  IL  BIANCO  E SOTTIL  COLLO 
GRIDANDO  L'ULTIMO  SUO  GRIDO 
« VIVA  TRIESTE  LIBERA  VIVA  U ITALIA 
VIVA  L'ITA'....  " MA  IL  CARNEFICE 
IMPEDÌ  CH'EI  RIPETESSE  IL  NOME  DELLA  GRAN  MADRE 
E GLIELO  SPEZZÒ  IN  GOLA 


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OH  COME  APPARVE  PER  PIÙ  DI  TRENT'ANNI 
VANO  QUEL  SACRO  APPELLO  ALL'ITALIA 
VANA  L'ULTIMA  SPEME  DEL  MARTIRE 
VANO  IL  MARTIRIO 

MENTRE  IN  ROMA  DA  MONTECITORIO 
I GOVERNANTI  IN  GARA  DI  CODARDIA 
ANNUNZIA VAN  VIA  VIA  RINNOVATO 
L'IGNOBILE  PATTO 

E GLI  UOMINI  D'ORDINE  IN  PIAZZA  COLONNA 
PLAUDIVAN  L'INNO  DELL'AUSTRIA 
E LA  GIOVENTÙ  SOCIALISTA  IN  FIRENZE  E IN  ANCONA 
VOCIAVA  EVVIVA  L'AUSTRIA 
E IN  TRIESTE  ANCHE  IN  TRIESTE 
PARTEGGIAVA  PER  L'AUSTRIA 
COSÌ  L'ITALIA  LA  MADRE  ITALIA  IL  CUI  NOME 
AVEA  V EROE  MORENDO  RICORDATO  AGLI  IMMEMORI 
PARVE  VOLERE  OBLIATO 
IL  NOME  DEL  HGLIO  MORTO  PER  LEI 
" TERRORE  AMMONIMENTO  RIMPROVERO 
AI  TIRANNI  DI  FUORI  AI  VIGLIACCHI  DI  DENTRO  " 


MA  ORA  SÌ  MA  ORA  SÌ 
ORA  ELLA  PUÒ  RICORDARLO  IL  TUO  NOME 
O GUGLIELMO  OBERDAN 


BIONDO  MARTIRE  SANTO  DI  TRIESTE  ITALIANA 
OR  CHE  INFRANTO  IL  NODO  ESECRANDO 
CO’  TIRANNI  DI  FUORI 

E STRAPPATA  LA  PROCURA  A'  VIGLIACCHI  DI  DENTRO 

LA  PATRIA  GRANDE 

DEGNA  DI  TE  DI  TUTTI  I SUOI  MARTIRI 
CHE  PRIMA  DI  TE  LE  DONARON  LA  VITA 
È RISORTA  È RISORTA 
VINDICE  PIÙ  TERRIBILE  QUANTO  PIÙ  TARDA 
DI  TUTTI  I SUOI  FIGLI  TORTURATI  DALL'AUSTRIA 
NELLE  PRIGIONI  E NELL’  ESILIO 
DI  TUTTI  I SUOI  FIGLI  ASSASSINATI 
SOTTO  IL  PIOMBO  E SULLA  FORCA 

ORA  SÌ  ORA  SÌ 

ORA  POSSIAM  RICORDARE  IL  TUO  NOME 
O BIONDO  MARTIRE  SANTO 
E RICORDARVI  TUTTI 
MARTIRI  CELEBRI  OBLIATI  ED  IGNOTI 
A FORMARE  IL  LUNGO  MONOTONO  EPITAFFIO 
AL  VOSTRO  ASSASSINO 
A FRANCESCO  GIUSEPPE  D’ASBURGO-LORENA 
CHE  QUI  FINALMENTE  GIACE 
SENZA  PACE 


SENZA  PACE  POI  CHE  DURANTE  IL  SUO  REGNO 
PACE  NON  VOLLE  CONCEDER  MAI  IN  TERRA  ITALIANA 
NÉ  A MORTI  NÉ  A VIVI 

E COME  AVEA  GIÀ  PERSEGUITATA  LA  MEMORIA 
DEGLI  IMPICCATI  DI  BELFIORE 
PERSEGUITÒ  LA  MEMORIA  DI  OBERDAN 
FIN  NEL  COR  SANGUINANTE  DELLA  MADRE 
ATROCEMENTE  ESACERBANDONE  LA  FERITA 
COL  CONTO  DELLA  CORDA 
ADOPRATA  A IMPICCARLE  IL  FIGLIUOLO 
PERSEGUITÒ  IL  MEMORE  CULTO  DI  OBERDAN 
FIN  NELLA  PIETOSA  ANIMA  DELLE  FANCIULLE 

GITTANDO  IN  CARCERE 
LA  GIOVINETTA  CAROLINA  PLACUTTA 
EVOCANTE  IL  RICORDO  DEL  MARTIRE 
PROSEGUÌ  D’ODIO  LA  MEMORIA  DI  OBERDAN 
FIN  NEL  PREMIO  DATO  AL  SUO  GIUDA 
APPUNTANDO  LA  CROCE  DEL  MERITO 
SUL  PETTO  DELLA  SPIA  BALDASSI 
COSÌ  PERSEGUITÒ  LA  MEMORIA  DI  GIUSEPPE  REVERE 

POETA  TRIESTINO 

VIETANDO  ALLA  SUA  SALMA  LA  TERRA  NATÌA 
PERSEGUITÒ  FIN  LE  GRANDI  OMBRE  A NOI  SACRE 
DI  DANTE  E DEL  PETRARCA 


t 


VIETANDONE  I NOMI  ALLE  SCUOLE  DI  TRIESTE 
E DICHIARANDO 

NON  CONSENTIRE  AD  ESSE  ALTRI  PATRONI 
CHE  I MEMBRI  DELLA  CASA  IMPERIALE 
NON  PERÒ  INDICANDO  QUALI  PIÙ  ATTI 
PER  GRANDE  INTELLETTO  O CANDOR  MORALE 
SE  IL  FIGLIO  RODOLFO  E IL  NIPOTE  OTTONE 
LIBERI  NELLA  CACCIA  A TUTTE  LE  FEMMINE 
NELLA  REGGIA  E NEL  LUPANARE 
CHE  LI  AFFOGÒ  ANCOR  GIOVANI  NELL’ORGIA 
OPPURE  IL  FRATELLO  LUIGI  VITTORIO 
GROTTESCO  CINEDO  RITINTO 
RELEGATO  NEL  CASTELLO  DI  KLESSHEIM 
A PROTEZIONE  DEL  SUO  VENERANDO  CARCAME 
CONTRO  GLI  IRRESISTIBILI  AMORI 
PER  COMMEDIANTI  E BARBIERI 

E PERSEGUITÒ  FINO  I SANTI  DEL  PARADISO 
PROCESSANDO  E CONDANNANDO 
UN  MAESTRO  DI  SAVIGNACCO  D’ ISTRIA 
PERCHÈ  IN  UNA  PROCESSIONE 
FACEA  LOR  CANTARE  DA’  SUOI  SCOLARI 
LE  LITANIE  IN  LATINO 
INVECE  CHE  IN  LINGUA  CROATA 


E IL  TORMENTATORE  DEI  MORTI 
SEGUITÒ  A TORMENTARE  ANCHE  I VIVI 
FINO  ALL’ULTIMO 

CON  L’ESILIO  CON  L’INQUISIZIONE  COL  CARCERE 

MA  IL  27  MARZO  19 14 
MENTRE  NEL  CASTELLO  DI  MIRAMAR 
ERANO  A CONVEGNO  L’IMPERATORE  DI  GERMANIA 
E L’ARCIDUCA  EREDITARIO  D’AUSTRIA 
I TRIESTINI 

DAVANO  ALL’AVIATORE  VIDMER 
IL  SALUTO  PER  ROMA 
MA  IL  4 D’OTTOBRE 

MENTRE  LA  LUOGOTENENZA  E LA  TRUPPA 
FESTEGGIAVAN  L’ ONOMASTICO  DEL  LORO  PADRONE 
SUL  CAMPANILE  DI  SAN  GIUSTO 
ERA  DA  MAN  TRIESTINA  PIANTATO  IL  TRICOLORE 
MA  IL  23  MAGGIO  J9I5 
MENTRE  I TIRANNI  DI  FUORI 
CONGIURAVANO  ANCORA  CO’  VIGLIACCHI  DI  DENTRO 
TRIONFAVA  FINALMENTE 
LA  LOGICA  DELLA  NOSTRA  STORIA 
LA  RAGIONE  DEL  NOSTRO  DIRITTO 
LA  LEGGE  DEL  NOSTRO  ONORE 
LA  SANTA  PASSIONE  DELL’ANIMA  NOSTRA 


I 


E L'ITALIA  GRIDAVA  GUERRA  ALL'AUSTRIA 
GUERRA  ALL'IMPERATORE 
AL  VECCHIO  IMPERATORE  DEGLI  IMPICCATI 


ED  EGLI  PUR  NELLA  TURPE  DECREPITEZZA 
VOLLE  ANCOR  TUFFARE  LE  BRACCIA  SCHELETRICHE 
NEL  SANGUE  INNOCENTE 
E FEDELE  AL  SUO  ANTICO  COSTUME 
S'AIUTÒ  IN  GUERRA  CON  L'ASSASSINIO 
TRUCIDANDO  GLI  ITALIANI 
CHE  DALLE  TERRE  ITALIANE  ANCOR  SUE 
TENTAVANO  UNIRSI  AGLI  ITALIANI  FRATELLI 
MENTRE  LANCIAVA  I SUOI  PIRATI  DEL  MARE 
ENTRO  I SOTTOMARINI 
E I SUOI  PIRATI  DELL'ARIA 
SUI  VELIVOLI  BESTEMMIANTI  LA  CROCE 
NEL  BEL  CIELO  D'ITALIA 
A DAR  CON  SILURI  E BOMBE  LA  CACCIA 
AI  VIAGGIATORI  SUI  PIROSCAFI 
AGLI  ABITANTI  INERMI  DI  CITTÀ  E PAESI 
FACENDO  INGHIOTTIRE  A TRADIMENTO 
MIGLIAIA  E MIGLIAIA  DI  VITTIME 
DAL  MARE  E DALLA  TERRA 


] 

,1 


E ARMATO  DELLA  SUA  CORDA  A NODO  SCORSOIO 
MANIGOLDO  FRENETICO 
AL  FATO  DISTRIBUTOR  DI  MORTE  E DI  GLORIA 
SUI  CAMPI  DI  BATTAGLIA 
CONTESE  L’AGONÌA  DEGLI  EROI 

NELL'AUTUNNO  DEL  19  i 5 
UN  VALOROSO  BERSAGLIERE 
CADDE  FERITO  SUL  CARSO 
FERITO  NEL  PETTO  IN  CUI  SPLENDEVA 
LA  MEDAGLIA  AL  VALORE 
E CATTURANDOLO  GLI  SCIACALLI  AUSTRIACI 
RICONOBBERO  IN  QUEL  CORPO  ESANGUE 
FRANCESCO  RISMONDI 
ARDENTE  PATRIOTTA  DI  SPALATO 

TRASCINATO  IN  UN  OSPEDAL  DI  GORIZIA 
EBBE  L'EROE  LE  PIÙ  SOLLECITE  CURE 
E A GARA  INFERMIERI  E DOTTORI 
MEDICARON  LA  SUA  FERITA 
CON  AUSTRIACA  PIETÀ 
PER  CONSEGNARLO  APPENA  GUARITO 
IN  UN  MATTINO  DI  NOVEMBRE 
ALL’  IMPERIALE  E REALE  IMPICCATORE 


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IL  19  MAGGIO  1916 
LO  STUDENTE  DAMIANO  CHIESA 
SOTTOTENENTE  NELLA  NOSTRA  ARTIGLIERIA 
FATTO  IL  DÌ  INNANZI  PRIGIONE 
PRESSO  IL  CASTELLO  DI  DANTE 
A SUD  DELLA  SUA  ROVERETO 
CADEVA  NELLA  FORTEZZA  DI  TRENTO 
FUCILATO  NELLA  SCHIENA 

SULLE  PENDICI  DEL  MONTE  CORNO 
UN  DRAPPELLO  DE'  NOSTRI  ALPINI 
ALL'ALBA  DEL  JO  LUGLIO  I9J6 
DOPO  AVER  RESISTITO  TUTTA  LA  NOTTE 
SOTTO  LA  SOVERCHIANTE  ARTIGLIERIA  NIMICA 
ERAN  CADUTI  NEL  PROPRIO  SANGUE 
SU  QUELLA  TERRA 

CHE  NON  AVEAN  CEDUTA  D'UN  PALMO 
FERVIDO  PIÙ  D'OGNI  ALTRO  DI  REVERENTE  AMORE 
NEL  CONSACRARLE  L'ULTIMO  BACIO 
UN  UFFIZIALE 

COME  FIGLIO  ANELANTE  ALLA  MADRE 
DOPO  LUNGO  ESILIO 

CON  LA  NOSTALGIA  SULLE  ARDENTI  LABBRA 
DEL  PRIMO  BACIO  AVUTO  NASCENDO 


« AH  FINIR  LA  MIA  VITA  COSÌ 
DO V' ELLA  EBBE  PRINCIPIO 
RESA  ALLA  BUONA  TERRA  CHE  ME  LA  DONÒ 
E DA  CUI  FU  NUDRITA 

E CH'IO  NUTRO  ORA  DI  QUESTO  MIO  SANGUE 
PERCHÈ  NON  PIÙ  CALPESTATA 
DA  PADRONI  STRANIERI 
TUTTA-  S' IMPORPORI  ALFINE 
DE'  BEI  FIORI  DELLA  LIBERTÀ 
E POSSAN  QUI  DOV'  IO  MOIO 
VENIR  PRESTO  I MIEI  PICCOLI  FIGLI 
A CANTAR  LIETI  L'INNO  ALLA  VITA!  " 

MA  ECCO  LE  JENE 

CHE  LE  BELVE  ISTESSE  HANNO  A SCHIFO 
DISONORE  DI  LOR  FEROCIA 
ECCO  LE  JENE  A FRUGAR  TRA  I MORIBONDI 
E CHE  COZZANDO  L'OSCENO  MUSO 
CONTRO  IL  CORPO  SANGUINANTE  DELL'UFFIZIALE 
ARRESTANSI  A UN  TRATTO 
DANDOSI  A ULULAR  VERSO  TRENTO 
« VITTORIA  VITTORIA 
ABBIAM  MESSO  FINALMENTE  LE  UNGHIE 
SUL  TUO  DEPUTATO  SOCIALISTA 


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DOPPIAMENTE  PER  NOI  TRADITORE 
POI  CHE  DISERTÒ  LA  CAMERA  AUSTRIACA 
BANDITORE  IN  ITALIA  DI  GUERRA  ALL'AUSTRIA 
E POI  CHE  IL  SOCIALISMO  A LUI  NON  APPRESE 
L' IDEALITÀ  INTERNAZIONALE 
MESSA  A SERVIZIO  DELLA  EGEMONIA  TEDESCA 
E V IDEALITÀ  PACIFISTA 

MESSA  A SERVIZIO  DEL  MILITARISMO  PRUSSIANO  ” 

E INTANTO  POCO  DISCOSTO 
ALTRE  JENE  HANNO  ACCERCHIATO  UN  ALTRO  UFFIZIALE 
ULULANDO  VERSO  ROVERETO 
« VITTORIA  VITTORIA 
ABBIAM  PRESO  ANCORA  UN  TUO  FIGLIO 
L'AMICO  E IL  DISCEPOLO 
DEL  TRADITOR  DEPUTATO  DI  TRENTO 
CHE  LO  SEGUÌ  NELL'  ESILIO 
CHE  LO  SEGUÌ  TRA  GLI  ALPINI  ITALIANI 
CHE  COME  SEMPRE  LO  SEGUÌ  NELLA  VITA 
LO  SEGUIRÀ  NELLA  MORTE  " 


FURONO  I DUE  PRIGIONIERI 
CESARE  BATTISTI  E FABIO  FILZI 
TRASCINATI  IN  TRENTO 


E PROCESSATI  IN  GRAN  FRETTA  IL  DÌ  DOPO 
DAL  CONSIGLIO  DI  GUERRA 
E IN  FRETTA  FU  CHIAMATO  IL  BOIA  DA  VIENNA 
NEL  FEROCE  TIMORE 

CHE  NON  PER  LA  GOLA  STRETTA  NEL  SUO  LACCIO 
MA  PER  LE  TRE  SANGUINANTI  FERITE 
APERTE  IN  PETTO  DAL  PIOMBO  NEMICO 
DOVESSE  USCIRE  AL  BATTISTI  LA  VITA 

MA  IL  CAVALIER  CARLO  LANG 
IMPERIALE  E REALE  CARNEFICE 
ACCORSE  TOSTO  ALL’  INVITO 
BENCHÉ  IN  QUEI  GIORNI  COST^JETTO 
IN  BOEMIA  IN  BOSNIA  IN  GALIZIA  NEL  TRENTINO 
AD  UN  SUPERLAVORO 
CHE  NESSUN  SOCIALISTA  UFFICIALE 
HA  MAI  CERCATO  DISCIPLINARE  E RIDURRE 
ALLE  OTTO  ORE  SACRAMENTALI 
E ALL’ALBA  DEL  12  LUGLIO 
QUARANTA  ORE  DOPO  LA  LORO  CATTURA 
MAESTRO  E DISCEPOLO 
MARTIRI  DELLA  FEDE 

NEL  DIRITTO  NELLA  GIUSTIZIA  NELLA  LIBERTÀ 
MORIVANO  IMPICCATI 
NEL  CASTELLO  DEL  BUON  CONSIGLIO 


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ED  ECCO  IL  18  AGOSTO 
GENETLIACO  DELL'  IMPERATORE 

OR  NEL  SUO  OTTANTASEESIMO  ANNO 
QUAL  BOIA  FORTUNATO 

FARÀ  SPUNTAR  SULLE  TRUCULENTE  LABBRA  UN  SORRISO 
AGGIUNGENDO  ANCORA  UNA  CORDA 
ALLA  TRAMA  ORRENDA  DI  SUA  VITA  LONGEVA  ? 

CHI  DARÀ  PER  U ULTIMA  SUA  FESTA 
A SUA  MAESTÀ  IMPERIALE  REALE  APOSTOLICA 
UN  ALTRO  IMPICCATO  ? 

ALL'AMMIRAGLIATO  DI  POLA 
TOCCA  L'AMBITA  INFAMIA 
E A NAZARIO  SAURO 
L'AMBITO  MARTIRIO 

O COME  ALL'ESPERTO  CAPITAN  MERCANTILE 
CHE  TUTTI  AVEA  FRUGATI  GLI  APPRODI 
DELLA  SUA  ISTRIA  E DELLA  DALMAZIA 
VENUTO  PROFUGO  A VENEZIA 
ERA  APPARSA  SOSPIRATA  PROMOZIONE 
LA  SPADA  DI  TENENTE  NELLA  MARINA  ITALIANA 
E CON  CHE  ARDORE  NELL'ANIMA 


AVEA  PER  BEN  SESSANTATRÉ  VOLTE 
VITTORIOSAMENTE  GUIDATE  LE  NOSTRE  BUONE  NAVI 
IN  ARDITISSIME  IMPRESE 
NELLE  ACQUE  DELL'ADRIATICO 
LA  CUI  PURA  LIMPIDEZZA 
DALLO  SPECCHIARSI  IN  ESSE  ERA  OFFESA 
DELLE  PREDATRICI  NAVI  DELL'AUSTRIA! 

MA  NELL'  ULTIMA  VOLTA 
PRIA  DI  SALPAR  DA  VENEZIA  AVEA  DETTO 
« BEN  FECE  CESARE  BATTISTI 
E S'IO  CADRÒ  IN  MAN  DE'  NEMICI 
NON  MI  SUICIDERÒ 
MA  MORRÒ  SULLA  FORCA 
CHÈ  NOI  ITALIANI  IRREDENTI 
DOBBIAMO  MOSTRAR  FINO  ALL'  ULTIMO  AL  MONDO 
CON  TUTTI  I SACRIFIZI  CHE  CI  OFFRE  LA  SORTE 
COME  SIA  SACRO  NELLA  STORIA 
IL  NOSTRO  DIRITTO  ALLA  REDENZIONE  " 

O SPIRITO  PRESAGO 

SICCOME  QUELLO  DEI  SANTI  D' OGNI  FEDE 
TU  CERTO  INCONTRASTI  NEL  CIELO 
LO  SPIRITO  DI  PIETRO  FRATTINI 

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E LA  TUA  SALMA  INDICANDO  OSCILLANTE  NEL  VUOTO 
AVRAI  DETTO  : « VEH  CARO  FRATELLO 
OGGI  A FOLA  COME  UN  GIORNO  A BELFIORE 
SEGNA  UN  MACABRO  PENDOLO 
L'ORA  IN  CUI  TORNA  LA  FESTA 
DELL'IMPERATORE  DEGLI  IMPICCATI  " 


MA  FU  L' ULTIMA  FESTA  PER  LUI 
CHE  CON  LA  MENTE  OTTENEBRATA  DA  TANTO  SANGUE 

NON  SI  ACCORSE 

COM'  EI  COL  LACCIO  STRANGOLATORE 
D' OBERDAN  DI  RISMONDI 
DI  CHIESA  DI  BATTISTI  DI  FILZI  DI  SAURO 
AVESSE  CON  LE  STESSE  SUE  MANI 
RIUNITE  PER  SEMPRE  ALLA  PATRIA  MADRE 
IL  TRENTINO  LA  VENEZIA  GIULIA  LA  DALMAZIA 
ONDE  A ETERNA  GLORIA 
DI  TUTTI  GLI  ASSASSINATI  DALL'AUSTRIA 
PER  LA  REDENZIONE  D'ITALIA 
OGGI  L'ITALIA  SANTIFICA  LA  FORCA 
COME  I CRISTIANI  SANTIFiCARON  LA  CROCE 
SU  CUI  PER  LA  REDENZIONE  UMANA 
CRISTO  MORÌ 


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ORA  POI  CHE  V INSAZIABILE 
CORONATO  MACELLAIO  DI  CARNE  UMANA 
CHE  NEL  SANGUE  INGIOVANÌ 
E NEL  SANGUE  INVECCHIÒ 
AFFOGÒ  NEL  SANGUE  E FU  SANGUE  SUO 
SANGUE  DEL  FIGLIO  DELLA  MOGLIE  DEL  NIPOTE 
SANGUE  DE'  SUOI  MINISTRI 
SANGUE  DE'  SUOI  SOLDATI  SCONFITTI 
• NELLA  GUERRA  BRIGANTESCA  CH'  EI  MOSSE 
AL  DIRITTO  DEI  POPOLI 
E A TUTTE  LE  LEGGI  UMANE 
QUI  FINALMENTE  EGLI  GIACE 
SENZA  PACE 

MENTRE  TUTTI  GLI  ITALIANI 
SPUTAN  SULLA  SUA  TOMBA 
IL  DISPREZZO  ACCUMULATO  IN  DUE  SECOLI 
CONTRO  LA  SUA  CASA 
DUE  SOLI  RIMANENDO  NEUTRALI 
NEL  COMUNE  RANCORE 
IN  ROMA  IL  PONTEFICE  NERO 
CHE  ADULTERANDO  LE  PIE  DOTTRINE  D'AMORE 
DEL  POVERELLO  D'ASSISI 

CHIAMA  IL  LUPO  E L'AGNELLO  UGUALMENTE  FRATELLI 
PUR  NELL'  ISTANTE  IN  CUI  IL  LUPO 
STA  SCANNANDO  L'AGNELLO 


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E IL  PONTEFICE  ROSSO  IN  MILANO 
CHE  ADULTERANDO 

LE  SCHIETTE  DOTTRINE  SOCIALI 
PREDICA  CONTRO  LA  GUERRA 
PROPRIO  DOVE  LA  GUERRA  È LEGITTIMA  DIFESA 
AMBIDUE  PRESSO  LE  TURBE  IGNARE 
RAPPRESENTANTI  DI  UN  PARADISO 
IN  UN  ETERNO  DOMANI 
MA  IN  VER  TROPPO  BRUTTI  AMBIDUE 
PER  RAPPRESENTAR  L'ITALIA  D'OGGI 
IN  QUESTO  GLORIOSO  FULGORE 
DI  SUA  BELLEZZA 


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